FRANCO BATTIATO  "Mondi lontanissimi"
   (1985 )

Fu un punto di non ritorno, questo album, per un Battiato che non voleva più essere l'eroe delle masse di qualche tempo prima, e che mentalmente e umanamente era ormai da un'altra parte. In attesa di darsi a cose più interiori e operistiche (poco tempo dopo sarebbe uscita "Genesi", per intenderci), arrivò nella primavera del 1985 un lavoro che era chiaramente una necessità di tenere caldo il mercato con qualcosa che non è che andasse a raschiare il barile, ma quasi. Nove tracce, tra cui alcune già uscite ("Il re del mondo", o due precedenti duetti con Alice qui riproposti in solitudine d'ugola) e un'altra, "Temporary road", che già era sbucata fuori da qualche programma televisivo anni prima. Poi ovvio, sempre di Battiato si parla, e quindi "L'animale", traccia finale, vale tutto il prezzo del biglietto, però fu chiaro che la formula che lo aveva portato a livelli da sei zeri nelle vendite era un pochetto stantia. Però attenzione, anche se il commerciale non venne appagato, qui Battiato tornava ad argomenti che gli erano sempre piaciuti, come ad esempio la fuga dell'umanità da una Terra ormai inutilizzabile. Ecco quindi il seguire rotte in diagonale verso la "Via lattea", o la "No time no space" e i suoi controllori di volo pronti per il decollo. A metà tra Isaac Asimov e Peter Kolosimo, in attesa che Gurdjieff lo folgorasse nell'ambito dei guru da seguire, ma coerente come quando raccontava in "La convenzione" o in "Beta", 15 anni prima, della necessità di ricostruire le strutture sociali terrestri. Forse un po' pretenzioso, se vogliamo, e a parer del (fallibile) scrivente un né carne né pesce che non aveva né la ruffianeria delle precedenti opere né la profondità delle successive. Però la critica lo ha riscoperto e apprezzato, quindi forse hanno ragione i direttori artistici e gli addetti alla cultura, no? Ma attenzione: che nemmeno lui fosse felice in quei panni lo dimostrò quello che avvenne pochi mesi dopo, quando gli venne proposto/imposto un album in inglese per il mercato americano, lui lo fece controvoglia, per poi non promuoverlo e dedicarsi all'operistica. Insomma, ci siamo capiti. (Enrico Faggiano)