REINHOLD FRIEDL FEAT. ENSEMBLE 2E2M & ZEITKRATZER  "Krafft"
   (2020 )

Ormai conosciamo gli esperimenti degli zeitkratzer (con l'iniziale rigorosamente minuscola!), l’orchestra fondata da Reinhold Friedl nel 1997 e che da allora non smette di sperimentare ed allargare i propri orizzonti. Questa volta, Friedl raddoppia l’organico per i suoi esperimenti, coinvolgendo anche l’Ensemble 2e2m di Parigi. Da nove si passa a diciotto musicisti: un clarinettista, un cornista, un trombettista, un trombonista, un sassofonista, un tubista, due pianisti, due percussionisti, tre violinisti, due violoncellisti, due contrabbassisti, un chitarrista. Con questa ricca disponibilità timbrica, Friedl dà vita a “Krafft”, un lavoro (uscito per l'etichetta "di casa", ovvero la Zeitkratzer Records) diviso in quattro parti dove fa eseguire agli strumenti singole note in maniera omoritmica. Sempre in maniera dissonante, ma cambiando le note in modo che si provino quante più combinazioni di colore possibili. Se nella prima parte la concentrazione è sui ruggiti dei fiati e lo stridore degli archi, con molte note gravi, nella seconda fanno capolino anche il rasgueado della chitarra, il tintinnio di glockenspiel e i timpani. Nella terza i registri si fanno acuti e stridenti. Nella quarta si mescolano tutti gli elementi. Dura tutto poco più di mezzora. Stranamente, questo lavoro appare tra i più “novecenteschi” in senso tradizionale, se si può parlare ormai di una tradizione atonale, a partire dai 5 Pezzi per Orchestra di Schӧnberg fino ai cluster di Ligeti. E questo non abbandonare mai l’unisono dall’inizio alla fine, fa sembrare “Krafft” quasi una ricerca personale, la realizzazione di un concitato desiderio di “provarle tutte”, le combinazioni cromatiche, per sentire cosa ne esce, a scapito di una narrazione descrittiva o perlomeno emotiva. Sembra di ascoltare delle figure illustrate, come un kamasutra musicale. I primi minuti si può provare il classico disagio ossessivo, ma dopo un po’ chi ascolta si abitua (forse) e si distrae; a meno che non assista dal vivo. Infatti, l’esecuzione registrata, diretta dal M° Pierre Roullier, si conclude con uno scroscio di applausi. (Gilberto Ongaro)