

			
MADS EMIL NIELSEN  "PM016"
   (2021 )
		
			 La Arbitrary Records ha deciso di ripubblicare il lavoro col quale Mads Emil Nielsen era uscito per la prima volta come artista solista nel 2014: “PM016”. Oltre ad un remaster generale, non ci sono variazioni: si tratta delle stesse architetture elettroniche astratte, alle quali Nielsen ci ha abituati negli anni e nei successivi sviluppi. Goccioline sintetiche, pareti plastiche avvolgenti, coperte di suoni cangianti in loop dove si gioca coi moduli e gli armonici. Il crescendo di “Glow” ipnotizza: l’arpeggio che volteggia da sinistra a destra nelle orecchie è talmente vorticoso, da sortire l’effetto di certa musica binaurale, nel cervello. Vari livelli si intersecano: prestando attenzione, l’orecchio può districarsi in una tessitura tridimensionale, saltellando da un tappeto elastico di sintetizzatori oscillanti, a delle ragnatele di rumore distorto (in “Sway”). Ogni elemento ha il proprio spazio che lo valorizza. Oppure, si passa indenni tra lame rotanti in “In circles”, dove i loop scelti sono molto serrati, tanto che sembra si sia incantato il vinile (la nuova edizione prevede il supporto acetato, mentre la prima uscita era a tiratura limitata in musicassetta). Ed infine “Endeavour” reitera costantemente un impulso basso e rimbalzante, tra onde digitali e … grappoli di bit (cit.). Un gradito ripasso, per chi se lo fosse perso, dell’esordio di questo artista danese. (Gilberto Ongaro)
La Arbitrary Records ha deciso di ripubblicare il lavoro col quale Mads Emil Nielsen era uscito per la prima volta come artista solista nel 2014: “PM016”. Oltre ad un remaster generale, non ci sono variazioni: si tratta delle stesse architetture elettroniche astratte, alle quali Nielsen ci ha abituati negli anni e nei successivi sviluppi. Goccioline sintetiche, pareti plastiche avvolgenti, coperte di suoni cangianti in loop dove si gioca coi moduli e gli armonici. Il crescendo di “Glow” ipnotizza: l’arpeggio che volteggia da sinistra a destra nelle orecchie è talmente vorticoso, da sortire l’effetto di certa musica binaurale, nel cervello. Vari livelli si intersecano: prestando attenzione, l’orecchio può districarsi in una tessitura tridimensionale, saltellando da un tappeto elastico di sintetizzatori oscillanti, a delle ragnatele di rumore distorto (in “Sway”). Ogni elemento ha il proprio spazio che lo valorizza. Oppure, si passa indenni tra lame rotanti in “In circles”, dove i loop scelti sono molto serrati, tanto che sembra si sia incantato il vinile (la nuova edizione prevede il supporto acetato, mentre la prima uscita era a tiratura limitata in musicassetta). Ed infine “Endeavour” reitera costantemente un impulso basso e rimbalzante, tra onde digitali e … grappoli di bit (cit.). Un gradito ripasso, per chi se lo fosse perso, dell’esordio di questo artista danese. (Gilberto Ongaro)