CARLO MASU E LE OSSA  "Ombre di un corpo estraneo"
   (2022 )

L'Italia annovera un nugolo di bands molto longevo e, tra queste, spicca quella garage-noise-punk dei Cut, che fa capo ad uno dei suoi fondatori: Carlo Masu.

Però, l'idea odierna del Nostro, è quella di aver radunato bozze e appunti accumulati negli anni per plasmarli a dovere e cingerli, conseguentemente, nell'esordio solista "Ombre di un corpo estraneo" che, per l'occasione, chiede l'ausilio della delegazione di Le Ossa (MariaGiulia degli Amori, Stefano Ortes e Beppe Randazzo, già nel giro, rispettivamente, di Iosonouncane, Eveline, Mr. Rubik, Entrofbesse).

Nella dozzina di brani, allignano prospettive profonde di vita, fatta di inciampi, disagi, pulsioni introspettive e immane resistenza, e Carlo ne conosce il senso pieno e recondito, visto che con i Cut lo dimostra ampiamente da un bel po'.

Un album complesso, talvolta ellittico, che viaggia in perenne equilibrio tra senso di colpa e rimpianto, con elementi nostalgici circoscritti in àmbiti adeguati. Graffia sùbito con "Non te lo dirò mai", però poi declina la matrice verso i lidi più indie-rock di "La mia ombra", con un'assoluta "Resistenza" per difendere il baluardo di una espressione alternativa: termine che può dire tutto o niente, a seconda di quale ottica la si osservi, mentre la mestizia drammatica di "Lo scoppio delle arterie" e "Più nulla" non è fine a sé stessa ma mira a un'eloquenza evocativa di ombre, incubi, cuori lacrimanti.

Non passa inosservato "Il mondo che brucia", abbracciando un'estraniante post-rock che ti spiazza senza remore. Tra "Sismi e cataclismi" d'anima affonda, poi, "La lama" dell'inquietudine spettrale in un'ossessione accerchiante. Il tutto senza scorciatoie testuali delineate, tuttavia, con semplicità minimale ma decisamente rappresentativa della caducità umana.

L'ipnotismo mantrico di "La danza della luna altissima (Love song)" sigilla un'opera ardita, impegnativa, abissale, nella quale i meandri riflessivi riportano a galla l'imponderabile quesito sull'esistenza ma con l'anelito di cementare l'àncora salvitica chiamata resistenza. (Max Casali)