IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA  "Contaminazione"
   (1973 )

Questa è la terza incisione del Rovescio Della Medaglia che si fregia, tra l’altro, di essere stata tradotta in lingua inglese specificatamente per quel mercato con il titolo di ''Contamination''; arriveranno poi in anni più recenti altri lavori dopo che la band si è ricostituita.

A differenza dei precedenti album, ''La Bibbia'' del 1971 e ''Io Come Io'' del 1972, votati al più puro hard rock di stampo britannico, ''Contaminazione'' si arricchisce di elementi colti e sinfonici qui introdotti e curati dal maestro Louis Bacalov la cui direzione artistica rende il lavoro ricco di spunti interessanti e di grande effetto.

L’ingresso nell’organico del tastierista Franco Di Sabbatino, proveniente dal gruppo Paese Dei Balocchi, offre una maggiore ma anche più controllata effervescenza sonora alle scorribande hard di Stefano Urso e compagni.

Questo genere di operazioni, queste mescolanze tra generi diversi nella fattispecie con la musica classica, difficilmente riescono alla perfezione: infatti le “contaminazioni” tra il genere cosiddetto colto e quello moderno, o rock che dir si voglia, che ad oggi hanno dato risultati degni di attenzione sono veramente poche. Ricordiamo tra tutti il ''Concerto Per Gruppo e Orchestra'' dei mitici Deep Purple ed il celeberrimo ''Concerto Grosso n° 1'' dei New Trolls, lavoro nel quale lo stesso Louis Bacalov figurò come uno dei protagonisti principali.

''Contaminazione'' (non vi poteva essere un titolo più eloquente) è effettivamente un caleidoscopio di suoni, di stili, di arrangiamenti, di giri armonici ora aggressivi poi modernamente elettrici e, immediatamente dopo, gentili e romantici, sinfonici.

Musicalmente ispirato a Bach, l’album si articola attraverso un percorso narrativo basato sulla storia di un tal Somerset, presunto musicista scozzese, al centro dell’attenzione per ipotizzati casi di reincarnazione; una storia bizzarra forse non all’altezza dello spessore artistico dell’opera, tuttavia non priva di un certo interesse dettato se non altro dalla stravaganza narrativa.

L’album è costituito da una lunga suite di circa quaranta minuti divisa in sottotitoli ognuno dei quali rappresenta un piccolo gioiello sonoro incastonato nell’affascinante mare di una musica dinamica e senza limitazioni stilistiche. Si respira un’aria di gradevole coinvolgimento tra fluttuanti escursioni strumentali e rimembranze barocche, liquide melodie sospese a mezz’aria e poste appena sopra ad un oceano dalle cui acque fuoriescono impetuosi riff recitati all’unisono dal basso e dalla chitarra elettrica.

L’incontro ben amalgamato tra ingredienti sonori di diversa natura favorisce l’instaurarsi di un corpo armonico compatto e per questo ricco di un singolare fascino che ne accresce il potenziale emotivo ed il gradimento.

Il lavoro si lascia dunque ascoltare con disinvoltura e non mostra affatto alcuna frammentazione dovuta all’impiego di una strumentazione molto vasta nel numero e varia nella sostanza. I quaranta minuti della suite hanno la peculiarità di riuscire ad esternare con efficace moderatezza quel contrasto che si viene a creare tra la sezione ritmica, inesorabilmente veloce e precisa, gli strumenti elettrici e l’anima barocca messa bene in evidenza dagli effluvi musicali raffinati che, con soave dedizione, ci vengono offerti dal piano, dai violini, dal clavicembalo e dall’orchestra.

Le melodie si rincorrono ora dolci e snelle, poi articolate e complesse, riuscendo in ogni caso a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto tra le difficili e intricate tessiture armoniche. Il senso di persistente ed improvvisa alterazione determinato dai repentini cambi di umore è una caratteristica pressoché costante dell’album per cui, non solo l’esecuzione ma pure l’ascolto, richiedono grande concentrazione.

I frammenti di cui si compone il disco sono tutti di assoluto rilievo. Tra di essi spicca ''Alzo Un Muro Elettrico'', brano edificato su un memorabile e potente riff di chitarra elettrica e basso che si affievolisce fino quasi a scomparire, sommerso dall’alta marea dei suoni delicati dell’organo; un po’ come la quiete dopo la tempesta! Ma è solo un attimo; il ritmo incalza, il “muro elettrico” riprende forza e soffoca di nuovo le ambizioni sinfoniche delle tastiere e dell’orchestra che però tardano a soccombere.

Infine si arriva al giusto compromesso e in un pacifico alternarsi di umori e suoni termina questo lavoro del Rovescio Della Medaglia, che merita senza remore di entrare a far parte di quel ristretto numero di opere che rappresentano i migliori esempi di “contaminazione” di tutti i tempi. (Moreno Lenzi)