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MUSIC MAP
DIRETTORE: ANDREA ROSSI
Il futuro ideatore di Music Map, alla tenera età di 8 anni (mentre i coetanei si dilettavano di Barbapapà ed Heidi), acquista il suo primo album, l’omonimo esordio di Suzi Quatro (ovviamente su musicassetta), con comprensibile stupore del negoziante. Immersosi a 17 anni nel mondo radio-televisivo, dove rimarrà per un ventennio, racimola nel frattempo un tesoretto di 25mila dischi in vinile, che venderà interamente alle soglie dei 30 anni, non prima di averli interamente trasferiti su Minidisc (lavoro durato mesi e mesi…). Giornalista iscritto all’Ordine dal 1992, musicista ed insegnante di chitarra a tempo persissimo, giocatore di basket (scarso) prima ed allenatore poi (appena un po’ meglio), nel 2006 decide che, non avendo abbastanza da fare (le sue giornate durano storicamente 48 ore invece di 24), fonda Music Map, prima come sfizio personale, poi come sfizio comune a tantissimi. Pur non disdegnando i nomi del mainstream, privilegia da sempre artisti un po’ sfigati (Presuntos Implicados, Citizen Soldier, Pippo Pollina, Marillion, Fra Lippo Lippi, Crash Test Dummies, Michelangelo Vood, Dot Hacker, Gin Lady…), ed ha solo due sogni nel cassetto: che Faggiano recensisca un disco (uno, uno solo) che non abbia nulla a che fare con gli anni ’80, e che Maverna vinca il Pulitzer. Che se lo merita, accidenti!
REDATTORI
MANUEL MAVERNA: Milanese classe ’71, compratore compulsivo di dischi, è appassionato di musica a livelli patologici fino dalla tarda infanzia, quando commissionava al padre l’acquisto di musicassette e 45 giri presso un piccolo negozio di piazza Baiamonti: la sua prima spesa fu per il 45 giri di “Enola Gay”. Ama parimenti scrivere: quando si è reso conto di poter abbinare queste due passioni, si è gettato senza indugio – non ricorda esattamente quanti anni fa - fra le braccia generose di Music Map, portando in dote ad uno stupito Andrea Rossi, da allora suo mentore e sostenitore, un consistente corpus di recensioni accumulate nel corso del tempo. Il suo gruppo preferito sono i Dover, ma agli amici continua a dire che sono tuttora i Cure, perché teme che, altrimenti, sia gli amici sia i Cure gli tolgano il saluto. Stravede per la musica francese, per il noise in generale, per le tonalità minori, per qualsiasi cosa che suoni triste e/o deviante: ascolta indifferentemente Chopin, Simone Cristicchi, i Blonde Redhead, Beppe Junior, Bob Dylan e i CCCP. Ha un debole inconfessato per l’emo-core e per il gothic-rock, ma non vuole che si sappia in giro. Il suo album preferito di sempre è “Comme on à dit” dei Louise Attaque. Considera “Year of the cat” di Al Stewart come la canzone più bella della storia. Le ultime vere scosse dell’età adulta gliele hanno date i Cloud Nothings, i La Dispute, i Girls In Hawaii e I Cani: non si è ancora ripreso dal primo album di Niccolò Contessa. E’ un dichiarato seguace di Piero Scaruffi, che identifica semplicemente come “Il Maestro”. E' prevenuto nei confronti della lirica, che detesta per partito preso. Non capisce il jazz, e lo ammette. Tutto qui.
ENRICO FAGGIANO: La sua concezione musicale è racchiusa nell'aforisma "gli anni ‘90 sono stati un inutile intervallo tra gli anni ‘80 e l'inizio del revival degli anni ‘80" o, citando Jovanotti, "ascoltavo gli anni ‘80 già negli anni ‘70". Tanti anni fa disse per scherzo ad una ragazza "un giorno ci sposeremo e in casa nostra sentiremo solo i Duran Duran" e la profezia si è avverata. Non sa cosa ha mangiato ieri, ma ricorda benissimo la classifica dei 45 giri di qualsiasi giorno tra il 1983 e il 1989. Sfidatelo pure, anche l'Uomo Gatto davanti alla sua competenza su Stefania La Fauci si è dichiarato sconfitto.
PIERGIUSEPPE LIPPOLIS: Originario di un ridente paesino della Valle d'Itria, nel cuore di quella Puglia di cui è follemente innamorato, ma trapiantato a Milano per studiare Mediazione Linguistica, si nutre quotidianamente di musica e adora scrivere. Nato ascoltando i grandi cantautori italiani e cresciuto col punk, è poi diventato musicalmente onnivoro e ha sviluppato un disturbo ossessivo-compulsivo da concerti di qualsiasi genere. Grande appassionato di cultura umanistica e di alcuni sport, conserva un unico grande rimpianto: quello di non aver mai visto dal vivo i Clash.
MAX CASALI: Classe 1962, collezionista musicale, in possesso di trascorsi in qualità di speaker-radiofonico e di promoter musicale (con specifica esperienza nell'organizzazione di concerti per bands e solisti emergenti, alcuni dei quali scoperti da lui stesso), ama definirsi “musicaniaco”, ossia maniaco della musica a tutto tondo. Una sua naturale capacità di intuire nuove tendenze artistiche lo porta, a metà degli anni '80, ad essere tra i pionieri della Break-Dance, disciplina che pratica a livello assiduo arrivando a conseguire il titolo di Campione italiano nel 1987. Parallelamente, con lo pseudonimo di Mister Ooze, si cimenta con il Rap in lingua italiana, proponendo i brani “U.K. Mania” (1987) e "Clean Dream” (1990), l'ultimo dei quali prodotto da Gazebo. Da alcuni anni compone canzoni e scrive testi di stampo squisitamente cantautorale, trattando argomentazioni variegate ed eterogenee, incluse nel range piuttosto esteso che include tematiche lontane ma egualmente interessanti come il sociale e il fantasy. Generi di competenza: cantautorato italiano, rock, rock-pop. Artisti preferiti: Genesis, Pink Floyd, Deacon Blue, Prefab Sprout, Monochrome, Masoko.
SAMUELE CONFICONI: Nasce l’11 gennaio 1993 a Cesena. Cresciuto a Forlì, vive coltivando la sua passione per la musica, il cinema, la letteratura e l’arte in generale, in particolare per Bob Dylan, che conobbe a dodici anni e da cui rimase folgorato. Al primo concerto a Pistoia nel 2006 ne seguiranno molti altri: a oggi ne ha visti ben 18. Il suo amore per Dylan lo ha portato a occuparsi della sua opera anche a livello accademico, con saggi e articoli di ogni tipo e con l'ideazione di una giornata a lui dedicata, il Bob Dylan Day forlivese, nella città dove Samuele risiede, Forlì. Si è laureato in lettere presso l’Università di Bologna nel 2018 e attualmente insegna. Samuele è anche musicista e cantautore: si esibisce come artista solista sia con il suo nome vero sia con il moniker Pico Ripena, che è anche il nome della band che ha avuto al fianco per qualche anno. Suona chitarra e pianoforte e scrive testi e musiche che poi presenta in solitaria o accanto ad amici musicisti. Ha vinto il primo premio in un prestigioso concorso di poesia nell'ormai lontano 2008. Non scrive unicamente di Bob Dylan ma di musica di ogni genere e, quando ha tempo e ha voglia, anche di cinema e di letteratura nel suo blog “Da sempre qui in Lavinia”. Si esibisce spesso in pub e bar in Emilia e in Romagna: si ricordano in particolare le sue esibizioni al Pikok Café e al Bar Jader di Forlì. Ha girato un cortometraggio sperimentale nel 2010, intitolato “Roboto”, dove ha tentato di mettere in scena il suo ideale filosofico di "macchina attoriale". Collabora con Music Map dall’aprile 2016.
GIANMARIO MATTACHEO: Sono nato il 14 febbraio 1973 ad Alessandria, dove vivo e lavoro. Nel 2001 mi laureo in Giurisprudenza presso l’Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”. Sposato con Adriana, amo l’ombra, Londra, il Piemonte, la mia gatta ed il nuoto. Sono irrimediabilmente, perdutamente e sfacciatamente un fan dei Cure. A tal proposito, ho scritto “My Pictures of you”, un libro interamente incentrato sull’amata band. Compro sia cd, sia vinili e sono piuttosto allergico alla musica liquida (salvo quando vado a dormire aiutato dalle cuffie dell’Ipod). Canzone preferita? “Plainsong” – The Cure… Neanche a dirlo! L’album che ha cambiato la storia della musica? “The Velvet Underground & Nico” …perché se avessi detto “Disintegration” nessuno mi avrebbe creduto.
GILBERTO ONGARO: Sono nato il 24 luglio 1987 ad Abano Terme (PD), città nota per aver ospitato Gheddafi quando organizzò il colpo di stato in Libia. Sono principalmente un cantautore, poi per hobby passo 8 ore al giorno in una fabbrica. Un giorno da piccolo sentii alla tv la parola "psichedelico" e sfinii mio padre chiedendo fastidiosamente cosa volesse dire quella parola. Stanco di non trovare la risposta adatta, mi portò in taverna e mise su il vinile "Meddle" dei Pink Floyd, dal lato "Echoes", e mi lasciò solo. Non mi sono ancora ripreso (felicemente). A 14 anni comprai di nascosto la musicassetta del primo album di Elio e le Storie Tese, solo a 15 rivelai in casa i miei idoli, affiancati però sempre dal Maestro, Franco Battiato. Col tempo imparai ad apprezzare Ligeti, i Kraftwerk, Claudio Simonetti, gli Ska-P e quanto più di disparato possibile possa esistere; mi diverto tuttora ad ascoltare playlist improbabili, dove dopo Shostakovic arriva Peter Gabriel, passando per i Devo e gli appena nati Pinguini Tattici Nucleari. Dal 2007 canto e suono le mie satire sotto lo pseudonimo Saffir Garland. Nel 2010 mi laureo alla triennale DAMS a Padova, e solo sette anni dopo mi accorgo di aver sviluppato grazie a tali studi una particolare capacità di analisi nella musica, così oltre che a comporla ed eseguirla decido di descrivere ciò che fanno gli altri artisti. Meglio tardi che mai. Collaboro con Music Map da gennaio 2017. Per me non esiste musica buona e cattiva, neppure prendo in considerazione la provenienza mainstream o indipendente, conta solo ciò che è creato con un certo stile e ciò che invece è fatto senza identità. E cerco in maniera malcelata di disseminare le mie convinzioni in tutto ciò che scrivo.
MAUROPROG: Mauro Pini, livornese, classe 1957, dopo l’imprinting beatlesiano della prima adolescenza, la folgorazione sulla via del progressive è avvenuta con la visione della “trimurti musicale” EL&P-Yes-Genesis, che in Italia assumeva le forme di PFM-Banco-Orme, periodo in cui è iniziata l’avventura con la band Aurora Lunare. Nella crisi degli anni Ottanta ha trovato nel genio di Franco Battiato il “centro di gravità permanente”, completando gli studi universitari (laureato in Filosofia, 1985 e Psicologia, 1990) con il conseguente inizio dell’attività lavorativa. La febbre per il rock “non-solo-progressivo” si è aggravata alle soglie della vecchiaia grazie all’incontro con il metallo di qualità, parallelamente alla passione per lo studio (laureato in Discipline etnoantropologiche, 2011 e Storia e Civiltà percorso medievale, 2016). Riconosce l’utilità psicologica delle classificazioni musicali (esigenze di semplificazione), considerandole tuttavia come la scala di Wittgenstein, da cestinare una volta che hanno raggiunto il loro scopo: il godimento multisensoriale della forma d’arte più bella del mondo.
MAURO FURLAN: Potrei dire, banalmente, parlando di me, che la cosa che più mi accomuna ai ragazzi di Music Map è una grande passione per la musica. Viceversa, parlare di questa passione è come parlare di me. E sento di dovermi scusare se raccontare la musica mi facilita molto presentarmi. È senza dubbio un interesse che si è tramutato in amore, che nel mio caso ha origini che non ricordo direttamente, ma che fonti sicure (mia madre, santa donna!) mi vorrebbero in tenerissima età letteralmente rapito dalle note della tromba di Nini Rosso mentre eseguiva ‘Il Silenzio’. Ma la cosa mi ha preso lentamente sempre di più, complici anche altre passioni, quelle di mio padre per Giuseppe Verdi e per la voce di Mario Del Monaco.
Mentre sto scrivendo, la mente mi porta a quando ci si trovava tra amici a casa di quello “ricco”, la famiglia del quale poteva permettersi anche un impianto stereo. Qui si ascoltavano per ore dischi che spesso appartenevano ai fratelli maggiori: Le Orme, Area, Pink Floyd, Doobie Brothers, Grand Funk Railroad, Genesis, BMS e PFM... Ed ancora Billy Cobham, CSN&Y, James Gang... Un’autentica ubriacatura di suoni!
Ulteriore tappa importante è stata il Premio Darwin. Partito quasi per gioco a metà degli anni ’90, per oltre un decennio era diventato un evento annuale che, grazie all’idea di strutturare una specie di gara, con alcuni amici si aveva creato uno spazio per nuove proposte musicali effettivamente progressive, molte delle quali addirittura non convenzionali. Spero un giorno di parlarne in maniera più approfondita.
Sempre in quel periodo, entrai a far parte di Radio Base Popolare Network (emittente che ha scoperto e prodotto l’album d’esordio dei Ritmo Tribale, ‘Bocca chiusa’ (1988)), che allora aveva sede a Conegliano Veneto e che mi ha permesso la totale gestione di ‘Progland’, un programma settimanale di due ore (!) dedicato al progressive, al rock classico e non solo. Un’esperienza che è durata più di vent’anni e chi mi ha aperto le porte alla possibilità di intervistare e conoscere personaggi di spessore artistico assoluto, nonchè entrare, dopo un’esperienza bellissima con la fanzine Nobody’s Land, a far parte di quella famiglia di pazzi scatenati di Classix! e Classix Metal. Una collaborazione che dura ancora oggi e che mi ha dato moltissime soddisfazioni.
È una storia raccontata a brandelli, ma sembra possa comunque continuare anche su altre sponde...
LORENZO MORANDOTTI: E' nato a Milano nel 1966. Giornalista, ha diretto periodici locali ed è stato per 25 anni redattore del quotidiano Corriere di Como, allegato al Corriere della Sera. Nel 2001 ha pubblicato da Manni di Lecce la raccolta di poesie ''Respirazione'', nel 2014 da ES di Milano la raccolta di brevi prose e aforismi ''Crani e topi'', nel 2019 da Lietocolle di Faloppio la raccolta di poesie ''Nero Euridice'' e nel 2022 la raccolta di aforismi e brevi prose ''I demoni della speranza'' da Puntoacapo di Pasturana (AL). Collabora con i quotidiani "La provincia" di Como e "Corriere del Ticino" di Lugano.
Musicalmente parlando, sa suonare alla perfezione ogni tipo di citofono e dal 1985 sa a memoria sul pianoforte la seconda parte dell'assolo di Richard Wright in ''Ummagumma'', nella sezione dell'album registrata in studio. Se nel 1978 suo cugino non gli avesse fatto ascoltare ''Animals'' dei Pink Floyd sullo stereo della cameretta, avrebbe avuto una vita senz'altro diversa. Deve a Carlo Massarini la scoperta altrettanto decisiva di Flavio Giurato.
ROBERTO CELI: Nasco nel 1964 a Reggio Emilia dove tuttora vivo. Fin da piccolo ho avuto una naturale predilezione per il ritmo e la musica; percuotevo qualsiasi oggetto idoneo mi capitasse a tiro... scatole vuote ed oggetti vari... ho poi sviluppato questa passione negli anni studiando con maestri privati batteria e percussioni. Musicalmente il mio percorso è segnato da due colpi di fulmine: il primo è David Bowie di cui comprai il mio primo 45 giri a 13 anni (''Heroes''...!); il secondo è il vibrafono, strumento che suono da svariato tempo (oltre a basso e batteria). Ho pubblicato alcuni CD solisti ed ho fatto parte di un gruppo con cui ho fatto tour per alcuni anni in Italia. Affianco l'attività musicale al mio lavoro "normale" di amministrazione del personale e formazione. Nel 2006 mi laureo in sociologia ad Urbino. Seguo Music Map da sempre ed ora sono felice di poter collaborare a questa realtà, la passione per la musica non mi è mai venuta meno così come la propensione alla scrittura. Un piccolo sogno si avvera...!
MARCO CAMOZZI: Nasco 18enne come dj e a 20 inizio a collaborare con Radio Punto, la radio locale di San Vittore Olona (MI), e da quel momento il mondo del Broadcasting diventa la mia vita, a Circuito Marconi, che successivamente diventa Radio Marconi, mi insegnano tutto quello che so di bassa e alta Frequenza, musicalmente invece ho maestri come Teo Mangione, Franco Lazzari, Corrado Trisoglio, Alberto Davoli e non ultimo Andrea Rivetta. A 31 anni scopro che mi piace insegnare il mestiere e dal 2001 collaboro con diverse realtà sociali e commerciali che mi hanno portato a installare e insegnare a fare radio in diverse parti del mondo, Africa in primis. Oggi sono il programmatore musicale di Radio Marconi e continuo a imparare a fare radio grazie agli amici e ai contatti conosciuti in 30 anni di carriera.
MAGDA VASILESCU: Nasce nel 1974 a Bucarest, in Romania. Fin da piccola si appassiona al canto, agli strumenti musicali (suona la chitarra, il pianoforte e il mandolino) e ai racconti di fantasia che scrive e legge a compagni di classe e amici. Le dinamiche relazionali poco rosee presenti nella famiglia d’origine
non le permettono di orientarsi verso una carriera da musicista, da scrittrice o da giornalista, perciò sceglie di diventare una maestra di scuola elementare… e da 25 anni, tra cui 16 in Romania e per ora 9 in Italia, usa la musica e le parole per aiutare le bambine e i bambini di varie nazionalità ed etnie a mettersi in cammino sull’arida strada della vita. Ama la musica classica (Bach, Mozart, i preclassici italiani e i compositori russi dell’Ottocento), i canti liturgici della Chiesa Cattolica (che,
per essere sincera, ascolta e canta sotto una prospettiva piuttosto musicale che religiosa), vari gruppi britannici degli anni ‘70, ‘80 e ‘90 (Led Zeppelin, Deep Purple, Uriah Heep, Def Leppard, Dire Straits, U2, Depeche Mode, Tears for Fears), la musica pop svedese (soprattutto gli ABBA, i Roxette e Per Gessle come solista), i gruppi rock della Repubblica Moldova che valorizzano il folclore romeno senza snaturarlo (Lupii lui Calancea, Zdob şi Zdub), diversi cantautori italiani (Umberto Tozzi, Ivano Fossati, Samuele Bersani, Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Claudio Baglioni…) e prova una particolare considerazione per Pierpaolo Capovilla, in cui vede un suo “animus”. In futuro, magari dopo il pensionamento, vorrebbe provare a suonare strumenti musicali di vario tipo e tradurre in italiano le opere dei narratori e dei poeti romeni che più l’hanno affascinata. La sua immagine preferita: i fiori cresciuti dal cemento.
PIERANTONIO GHIGLIONE: Giornalista di Oneglia, firma nella carta stampata. Collabora con redazioni nazionali, edizioni locali e dell’informazione web. Esperto di politica, ha lavorato al Parlamento Europeo e a Roma a Palazzo Montecitorio oltre a numerose prime pagine su quotidiani nazionali con inchieste su temi rilevanti. Ha esordito nel 2014 al Salone Internazionale del Libro di Torino con il noir psicologico “Novantanove passi”. Tra le sue passioni musicali colleziona ed ascolta i dischi in vinile.
TATIANA LUCARINI: Toscana, nata a Prato, classe ’73, ho scoperto di amare la musica all’età di 8 anni con i Queen, e da quel momento non ricordo di essere mai stata senza un paio di cuffie agli orecchi. Per diversi anni sono stata speaker di una radioweb della mia città. La trasmissione da me ideata e condotta si occupava di artisti emergenti e direi che ho avuto anche parecchie soddisfazioni perché molti di loro, oggi, sono protagonisti del panorama musicale italiano. Ho iniziato ad andare ai concerti all’età di 13 anni e ad oggi non saprei contarli, so che ho visto artisti di qualsiasi genere musicale. Non sono musicista né cantante ma sento il bisogno di nutrirmi di musica, poiché mi porta a vivere in un universo parallelo. La musica la vivo, l’assaporo, la viviseziono, la vedo nella mia mente. Ci sono brani che avrò ascoltato milioni di volte, ma in cui trovo sempre qualcosa di nuovo. Prediligo il gothic metal, il rock e la new wave, ma ascolto di tutto, anche la classica, non il jazz… ognuno ha i suoi limiti. Sono cresciuta con Queen, Depeche Mode, Cure, Guns N' Roses, Aerosmith, Bjork, Tori Amos… etc, ma gli Evanescence vivono in me. Tra gli artisti italiani ho una passione viscerale per Elisa, ma adoro anche Carmen Consoli e Battiato.
Sicuramente sono più orientata verso gli artisti stranieri, con l’età sto imparando ad apprezzare anche gli artisti italiani.