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15/11/2022   FEDERICA LORUSSO
  ''Ho sempre cercato di assorbire il più possibile da tutto quello che avevo intorno...''

Ciao Federica, come nasce il tuo progetto musicale? ''Ciao! E grazie per il vostro interesse. Il mio progetto musicale nasce dalla voglia di dare vita alle mie composizioni e sicuramente dall’amicizia e la fiducia e che mi lega ai musicisti con cui suono. È successo tutto in maniera molto naturale, è da più di due anni che suoniamo insieme. Anche il mio modo di scrivere musica è cambiato grazie a loro''.

E il tuo amore per il jazz? ''Ho scoperto il jazz quando ho cominciato a prendere lezioni di musica, intorno ai 12 anni. A quei tempi non facevo troppe distinzioni, mi piacevano tanti stili di musica, Gli insegnanti che ho avuto mi hanno sempre spinto ad aprirmi ad ogni stile. Credo di essermene però innamorata quando ho cominciato a studiarlo davvero ed a comprenderlo, a conoscerne la storia''.

Quali artisti ti hanno maggiormente influenzata nel corso degli anni? ''Quando ero più piccola mi piacevano molto Amy Winehouse, Aretha Franklin, Whitney Houston, Beyoncè. I miei primi amori nel jazz sono stati Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, Billie Holiday, Carmen McRae. Successivamente Bill Evans, Wynton Kelly, Mulgrew Miller, Kenny Barron, Herbie Hancock, Chick Corea, McCoy Tyner, Joni Mitchell, Esperanza Spalding, Daniela Spalletta, Shai Maestro, Brad Melhdau. È difficile elencarli tutti ed è difficile definire in che percentuale questi ascolti mi abbiamo influenzato come musicista. Ho sempre cercato di assorbire il più possibile da tutto quello che avevo intorno. Adesso sto cercando di focalizzarmi sulla ricerca di una mia direzione artistica''.

"Outside Introspections" è il tuo nuovo disco. Come lo descriveresti a chi non lo ha ancora ascoltato? ''Come il titolo suggerisce, “Outside Introspection” è un viaggio introspettivo. La parola “outside” fa riferimento l’importanza che ha per me la condivisione della propria interiorità con il mondo esterno al fine di creare qualcosa di unico, in comunicazione con sensazioni e impressioni che la musica può suscitare negli ascoltatori o nei musicisti con cui la si condivide. Ho voluto estendere questo concetto all’arte visiva, coinvolgendo un fotografo, Giuseppe De Santis, che, ispirandosi all’ascolto del mio disco, ha realizzato un meraviglioso set fotografico presente all’interno del disco fisico. È un viaggio in cui sono presenti le emozioni suscitate dal mio trasferimento in Olanda, la nostalgia di casa, l’entusiasmo verso il nuovo, la paura di un futuro incerto, la realizzazione del tempo che passa''.

Quanto è importante lo studio per te? E quanto è importante sperimentare andando oltre lo studio stesso? ''Per me lo studio è fondamentale, ma rimane comunque un mezzo, non un fine. Lo studio serve ad avvicinarsi sempre di più ad una connessione diretta fra intenzione ed azione. Se voglio dire qualcosa ma non ho i mezzi per farlo, non riuscirò ad esprimerla, anche se l’ho pensata. Inoltre, se si vuole suonare insieme ad altre persone, è importante che si parli la stessa lingua. Però credo anche che ci siano tanti mezzi di espressione, e spesso si cade nella trappola di pensare che quello più popolare sia quello giusto. Io credo che lo studio più difficile in assoluto sia quello rivolto verso sé stessi. È importante assorbire quanto più possibile, ma non bisogna mai dimenticare di cercare la propria voce, di esplorare, sperimentare e capire quello che va bene per sé stessi, ciò che davvero ci fa vibrare l’anima, di quali persone circondarsi, solo così si può essere veramente autentici e sinceri''.

C'è qualche artista con il quale vorresti collaborare? ''Ce ne sono tanti coi i quali mi piacerebbe condividere il palco. Mi piacerebbe collaborare con Daniela Spalletta, una musicista straordinaria, con Harmen Fraanje, il mio insegnante di pianoforte, Tineke Postma, un’altra artista straordinaria. In realtà ce ne sono molti, ma di solito parto prima dalla musica e poi cerco di capire quale potrebbero essere gli artisti che si addicono meglio a quel determinato repertorio. Inoltre per me il lato umano è fondamentale, mi piace suonare con persone di buon cuore''.

Secondo te, nel 2022 è ancora importante per un emergente avere una label? Tu per esempio lavori con Abeat, quanto ha inciso il suo operato sulla pubblicazione della tua musica? ''Il disco è uscito da poco, è un po’ presto per rispondere a questa domanda. Posso però già dire che per un artista emergente, essere affiancati da persone che navigano da più anni di te all’interno del mercato musicale, hanno contatti che tu non hai, hanno una certa reputazione e credibilità nel settore, può essere di grande aiuto. Se credono nella tua musica, sia chiaro. Non saprei dire cosa sarebbe cambiato se avessi deciso di pubblicare in maniera indipendente. Sono i miei primi passi nel mondo discografico, quindi ricevere supporto dalle etichette con cui sto collaborando mi sta aiutando molto. Sono persone molto disponibili e competenti, questo mi dà sicurezza''.