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17/12/2015   RYUICHI SAKAMOTO
  Il suo ritorno dopo la malattia sarà con ''The Revenant'', colonna sonora per Iñárritu

Dopo il film vincitore di quattro Oscar ''Birdman'' – ampiamente apprezzato per la sua colonna sonora jazz – il regista Alejandro González Iñárritu ha chiamato l’esperto compositore Ryuichi Sakamoto e l’artigiano dell’elettronica Alva Noto per produrre la musica per il suo nuovo lavoro, ''The Revenant''. Sakamoto è un veterano delle colonne sonore, la sua soundtrack per ''Furyo'' del 1983 è un lavoro pionieristico di synth analogico, e ha vinto un Oscar nel 1987 per ''L’Ultimo Imperatore''. ''The Revenant'' lo riunisce di nuovo con il musicista elettronico Carsten Nicolai, cioè Alva Noto, una delle persone con cui ha lavorato al meglio nella sua lunga e prolifica carriera. Insieme, tra il 2002 e il 2011, Sakamoto e Nicolai hanno realizzato cinque dischi di musica ambient contemporanea. Le composizioni per questo film, poi, sono tra i primi progetti dopo la pausa di Sakamoto dal lavoro, a causa del cancro alla gola, e hanno messo fine al primo momento di stop della sua carriera, iniziata con la Yellow Magic Orchestra del 1978. Ti sei ritirato per un paio di anni. ''Sì, ho ricevuto la diagnosi lo scorso giugno. Quindi, ho deciso di cancellare tutti i progetti. Tutto. Non potevo cancellarne solo alcuni, ma continuare a fare questo. Quindi ho cancellato tutto… Ho avuto molto tempo libero, in cui non facevo niente, una cosa che non mi capitava da quando avevo vent’anni, da quando ero uno studente. Prima volta in 40 anni…. Di sicuro, le cure sono state la cosa più importante da fare e mi hanno fatto passare i momenti più brutti e più duri della mia vita. Non riuscivo quasi a mangiare o a deglutire''. Qual era la causa di questo dolore? ''È una sorta di effetto collaterale. Collaterale? Dire che è l’effetto della cura. Distrugge le cellule malate. E ovviamente anche quelle sane reagiscono''. Quando ti hanno detto che eri guarito? ''Um. Beh. Le cose stanno così. Ora sto bene. Mi sento meglio, molto molto meglio. Sento dell’energia dentro di me, ma non si può mai sapere. Il cancro potrebbe tornare tra tre anni, cinque, o forse dieci. Anche le radiazioni fanno diventare più debole il tuo sistema immunitario. Vuol dire che posso accogliere molto più facilmente un altro cancro nel mio corpo. Quindi devo stare molto attento. Sto rinforzando il mio sistema immunitario ora. Una dieta speciale, molto più yoga, esercizio fisico''. Cosa hai fatto nel tuo tempo libero? ''Tutti hanno qualcosa in mente: “Vorrei leggere quel libro, voglio farlo da 40 anni, ma non ho mai tempo”. Quindi, eccolo, il tempo. Vecchi film, qualsiasi cosa. Non mi è mai piaciuta la musica di Gabriel Fauré, ma per caso ho sentito dei suoi pezzi, mi sono interessato. Quindi ho ascoltato tutta la sua discografia. Tutto quello che ha scritto. Ho fatto ricerca sempre più a fondo. Non so ancora se mi piace, ma è interessante''. Il primissimo progetto che hai fatto quando sei tornato è stata la colonna sonora di un film giapponese, ''Haha to Kuraseba''. Com’è stato tornare al lavoro? ''Ho avuto questa offerta prima che mi fosse diagnosticato il cancro. Visto che sono guarito ho dovuto farlo! (Ride, ndr) Mi stavano aspettando. Questo regista ha 83 anni, uno dei registi giapponesi che ha conosciuto la golden age dei film giapponesi. ''L’era di Ozu'', di Mizoguchi. Dovevo farlo. Inoltre, la protagonista principale è Sayuri Yoshinaga. Tesoro nazionale del Giappone da quando era una teenager. È come se fosse una regina. Non c’era modo di rifiutare questa offerta, davvero''. (Ride, ndr) Come hai scoperto che Iñárritu ti voleva per ''The Revenant''? ''Alejandro ha usato due miei pezzi in ''Babel''. A quel tempo ci eravamo sentiti per telefono. Non l’ho mai conosciuto ma il modo in cui aveva usato la mia musica alla fine del film era molto, molto bello. Era cinematografico. Mi ha colpito davvero tanto. Quindi, nel 2010, ero in tour in America, da solo, al piano, e abbiamo fatto un concerto a Los Angeles, dove ho invitato Alejandro e finalmente ci siamo incontrati. Era fantastico. (Ride, ndr) Poi, quest’anno all’improvviso riceviamo una chiamata dal suo ufficio che era tipo, “Vieni a L.A. domani. Ci serve uno strato di suoni!”. Ero in mezzo al primo anno di trattamenti. Non ero proprio guarito, il mio livello di energia era del 60%, o qualcosa del genere. Mi sentivo molto debole. Ma lavorare con Alejandro ti può capitare una volta nella vita. O due volte. (Ride, ndr) Quindi ne ho parlato con il mio manager/compagna. Mi ha spinto molto. Quindi, okay! Andiamo a Los Angeles!''. (Rollingstone.it)