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news - rassegna stampa

30/03/2023   STATUTO
  È morto a soli 61 anni Rudy Ruzza, lo storico bassista della band mod torinese

«Nella notte è venuto a mancare Rudy. Non abbiamo parole, solo dolore». Questa mattina sulla pagina di Facebook de Gli Statuto è comparsa questa triste notizia: la morte improvvisa di Rudy Ruzza, il bassista storico della band torinese, bandiera dei Mods italiani. Bruttissima notizia, resa ancora più amara perché gli Statuto quest’anno compiono 40 anni di attività, uno straordinario motivo che offriva alla band un additivo all’energia che li ha sempre contraddistinti. Avevano appena registrato il disco dal vivo con il travolgente concerto del 28 gennaio al Cap 10100, un tutto esaurito d’altri tempi grazie all’affetto del pubblico storico, ma anche di tanti che li vedevano per la prima volta in concerto.

Rudy, 61 anni, era salito sul palco per suonare tutti i bis e si preparava, anzi assaporava, la prossima tournée. Insieme agli amici Statuto aveva l’obiettivo di fare più concerti possibili attraversando tutta l’Italia: festeggiare 40 anni di carriera è un previlegio di pochi, quindi stavano allestendo insieme uno spettacolo con tutti i loro brani più importanti e con un organico allargato a fiati e tastiere, a supportare il consueto quartetto base. Il 25 aprile la prima data già fissata a Correggio in provincia di Reggio Emilia. Perciò il destino risulta ancora più amaro e beffardo.

Per Rudy la musica era davvero tutto. Con Gli Statuto dal 1989 ne ha viste e suonate di tutti i colori: sempre disponibile e entusiasta, aveva sempre la battuta pronta. Era del quartetto quello che risollevava l’umore anche nei momenti più difficili, sempre un’attitudine al pensiero positivo, gentile e disponibile con tutti, rassicurante anche per la sua mole che rivelava quanto gli piacesse la buona tavola. Quando imbracciava il basso elettrico nonostante sia uno strumento piuttosto ingombrante, su di lui quasi scompariva. Nel 1999 si era poi inventato i Beat Power, una formazione musicale con l'intenzione di rievocare le irripetibili atmosfere del beat italiano degli anni '60-'70, filtrandole con un suono lievemente più rock. A Torino Rudy era molto conosciuto e molto amato. La sua passione per la musica era anche cultura: collezionista di vinili, come spesso accade, nei mercatini non mancava mai di vederlo con il suo banchetto, speranzoso che prima o poi arrivasse qualcuno a proporgli di scambiare o acquistare uno dei pochi dischi che gli mancavano a completare la sua raccolta. (La Stampa)