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26/07/2023   SINEAD O'CONNOR
  La cantante irlandese di ''Nothing Compares 2 U'' è morta a soli 56 anni

La voce l’ha usata in tutti modi. Nelle canzoni anzitutto. Il timbro di Sinéad O’Connor, cantautrice irlandese scomparsa a 56 anni, era inconfondibile: tagliente, incisiva, sapeva gestire nella dinamica urlo e sussurro, precisa nell’incanalare emozioni e sentimenti senza inseguire gli algidi virtuosismi delle dive che andavano per la maggiore a cavallo fra anni '80 e '90.

La voce, Sinéad la usava anche per far sentire il suo pensiero, le sue posizioni politiche e la sua visione della società. Libera e contro, al punto di mettere a rischio la sua stessa carriera. Come accadde nel 1992, al picco della popolarità, quando per denunciare gli abusi sessuali della Chiesa irlandese, in epoca in cui tutto era tenuto in silenzio, strappò la foto di papa Giovanni Paolo II in diretta tv al «Saturday Night Live» gridando «Combatti il vero nemico»: «Non mi dispiace averlo fatto e ne vado molto orgogliosa. Dio ci ha messo sulla terra per essere noi stessi. Non ho la mentalità di una popstar. Avevo fatto abbastanza soldi e non avevo bisogno di comportarmi diversamente da come sono pur di diventare famosa», ci raccontò anni dopo.

Scandalo e carriera interrotta: in America non la volle più nessuno, le radio boicottavano le sue canzoni, Joe Pesci e Madonna la criticarono apertamente, era diventata un’appestata dello show business. Il contagio si era esteso e l’aveva trascinata progressivamente in un gorgo fatto di tormenti, sofferenze e problemi di salute mentale che lei spesso riconduceva alle violenze, sia fisiche che psicologiche, che aveva subito, soprattutto dalla madre, da bambina.

Era nata nel 1966, famiglia disfunzionale e un passaggio in un istituto religioso per minori in cui, alle insofferenze per l’educazione rigida, aveva affiancato la scoperta della musica. Il debutto discografico era arrivato nel 1987 con «The Lion and the Cobra»: immagine potente, capelli rasati e lineamenti delicati, un alt-rock teso e graffiante, una coscienza civile. L’aggressività di «Mandinka», la forza di «Troy» che ripercorreva il travagliato rapporto con la madre le fecero mettere un piede nelle classifiche.

La popolarità mondiale nel 1990 con il successivo album «I Do Not Want What I Haven’t Got», 7 milioni di copie vendute nel mondo trascinate da quel capolavoro di «Nothing Compares 2 U». Era una ballad firmata da Prince per i suoi The Family cinque anni prima che, grazie all’interpretazione immensa di O’Connor e a quel videoclip con lei in un intenso primo piano, fino alle lacrime, conquistò le classifiche globali e l’immaginario collettivo.

I capelli corti non erano solo un simbolo genderless e di battaglia al patriarcato, un modo per tenere a distanza da vera ribelle un marketing discografico che avrebbe voluto vendere la sua immagine in un modo più convenzionale. Questi erano temi che tornavano spesso nelle sue dichiarazioni, ma la cantautrice aveva anche confessato che il taglio rasato era un modo per nascondere la bellezza, per evitare di essere ancora vittima di molestie.

Tanto potente nella voce, quanto fragile dietro le quinte. Anche se in carriera la star aveva pubblicato dieci album, si parlava di lei più per gli scandali e per i suoi problemi personali che per la musica. Si era fatta ordinare sacerdotessa di una setta cattolica nel 1999; nel 2018 in segno di rifiuto del patriarcato aveva cambiato nome in Magda Davitt, e poco dopo si era quindi convertita all’Islam scegliendo di farsi chiamare Suhada’ Sadaqat; aveva confessato di essere stata diagnosticata come bipolare; le minacce e tentativi di suicidio; i messaggi deliranti e senza filtri sui social, compreso quello sulle caratteristiche sessuali di un potenziale marito (ne ha avuti quattro) che poi aveva trovato e da cui aveva divorziato in fretta e furia salvo poi riappacificarsi; il dolore per il suicidio, avvenuto lo scorso anno, di Shane, uno dei quattro figli.

Se ne è andata. «È con grande tristezza che diamo l’annuncio della morte della nostra amata Sinéad. La sua famiglia e gli amici sono devastati e chiedono che sia rispettata la privacy in un momento così difficile». Nessun dettaglio in più. Meglio ricordare solo quella voce. (Corriere.it)