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news - rassegna stampa

29/09/2023   GREEN DAY
  Con un po' di anticipo esce il cofanetto celebrativo per i 30 anni di ''Dookie''

Billie Joe Armstrong che sui quattro accordi della strofa di ''When I Come Around'' vaga per i sobborghi di Los Angeles, annoiato e senza meta, cercando i suoi simili e osservando le vite degli altri - gli ipocriti, i realizzati, gli a-problematici - e stacca la cornetta dal ricevitore di una cabina telefonica, in una primordiale critica alla società in cui tutto va comunicato, soprattutto il proprio benessere. O quando sotto gli occhi vigili di un infermiere, nella casa di cura in cui è internato, attacca l’allucinata (e formidabile) ''Basket Case'', riportando il punk alla sua funzione essenziale: lo sberleffo per ogni codice calato da chissà quali altezze morali, il disprezzo per i canoni di ciò che è “corretto fare”. Sono i primi suoni (e grazie a Mtv le prime immagini) che vengono in mente quando si ha a che fare con la ristampa di ''Dookie'' che - con qualche mese d’anticipo sulla data ufficiale, il compleanno è il primo febbraio 2024 - esce per celebrare i 30 anni il disco con cui i Green Day si sono presi il posto in prima fila nel rock internazionale senza più mollarlo. Come sempre per queste operazioni, si tratta di un cofanetto monstre che mette insieme versioni alternative e demo delle canzoni, registrazioni di concerti mai usciti ufficialmente e chicche grafiche e archivistiche per appassionati (e non) del gruppo americano.

E come sempre per queste operazioni, ci si chiede se vale la pena immergersi nel dietro le quinte di un album. Il successo di ''Dookie'' è ancora altissimo, oltre 15 milioni di copie vendute nel mondo. In molte case il cd o la musicassetta dell’epoca è ancora lì. Ma soprattutto: quella versione pop-punk dell’analisi per comprendere il tessuto connettivo di una generazione può ancora richiamare l’attenzione? Nel mondo post guerra fredda, gli inizi degli anni ‘90, in cui fermentavano ancora conflitti (la guerra in Iraq) e in cui le condizioni economiche peggioravano per i molti in favore di quelle dei pochi, ''Dookie'' sublimava una forma di reazione semplice e alla portata di tutti. Conteneva una ipotesi operativa: ansia, inadeguatezza, assenza di coordinate precise per lo stare-al-mondo, non erano un macigno da cui farsi schiacciare ma carburante per mettere in moto la propria minima e personale rivoluzione. Con tre accordi distorti che tutti potevano eseguire anche su una chitarra di terz’ordine. Attuale, quindi? Basta chiedersi da quale dimensione emotiva e con quali mezzi di produzione parta ancora oggi ogni musicista che riesce ad avvincere il pubblico con il racconto del proprio tempo. (Repubblica.it)