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26/03/2024   HOOVERPHONIC
  Pubblicano il loro dodicesimo album in studio, ''Fake Is The New Dope''

Gli Hooverphonic sono tornati di nuovo all'opera, pubblicando il loro dodicesimo album in studio, ''Fake Is The New Dope''. È come se avessero chiuso il cerchio, colpendoci con le vibrazioni elettroniche che per la prima volta ce ne hanno fatto innamorare, quasi tre decenni fa. Questo album arriva tre anni dopo l'uscita del loro album ''Hidden Stories'' e quattro anni dopo il ritorno di Geike Arnaert come cantante.

In quasi trent'anni di longevità, gli Hooverphonic si sono ritagliati un posto come uno dei gruppi belgi più conosciuti a livello internazionale. Il gruppo trip hop continua il suo slancio con un dodicesimo album in continuità. Li avevamo lasciati con ''Hidden Stories'' (2021), la prima uscita dal 2008 con Geike Arnaert alla voce. Colei che aveva presieduto in particolare ''The Magnificent Tree'' (2000), e il suo singolo di punta "Mad About You", aveva lasciato il gruppo per dedicarsi alla carriera solista... prima di unirsi di nuovo alla band, prima per il ventesimo anniversario di questo disco chiave per la discografia del gruppo, poi in modo più duraturo.

''Fake Is The New Dope'' è quindi il secondo album frutto di questo incontro (sette in totale). Un album dai due volti: ma dire che ''Fake Is The New Dope'' ha solo due facce sarebbe un po' semplicistico, ma questa è in effetti la sensazione che il tutto offre. Da un lato abbiamo un lato quasi sinistro, lento e pesante nell'ascolto. Questo nonostante ancora una volta una produzione molto rigogliosa, con tutti gli archi che il trip hop ama portare con sé. La canzone che dà il titolo all'album è un esempio evocativo, sia per il titolo, sia per i testi, sia per la sua lentezza un po' soffocante. Lo stesso vale per “The United States Of Amnesia”. Gli Hooverphonic sembrano volerci dire che c'è qualcosa che non va nel mondo, un disagio crescente, che si avverte durante l'ascolto.

Il contrasto nasce proprio da questo secondo lato dell'album, quello delle produzioni e degli arrangiamenti molto più ottimistici. Una forma che brilla per uno sfondo più lunatico. È il caso ad esempio dell'anomalia “Por Favor”, che avrebbe potuto benissimo essere una canzone divertente e ballabile di Manu Chao. Il testo, però, sembra riferirsi ad una coppia sull'orlo dell'esplosione. Allo stesso modo, in “Don't Think”, Geike Arnaert incoraggia addirittura l'ascoltatore a “cantare” o “ballare” piuttosto che a pensare, altrimenti cadrà in depressione o aumenterà il suo livello di stress al massimo.

Bello ma opprimente. Questo sarebbe, in un certo senso, il modo in cui potremmo riassumere ''Fake Is The New Dope''. Le produzioni sono sontuose, a volte un po' più pungenti, e mascherano molto bene un background un po' disilluso. Quest'ultimo può fortunatamente lasciare rapidamente il posto a pezzi accattivanti che mescolano abilmente il classico trip hop con produzioni moderne.