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news - rassegna stampa

11/02/2012   WHITNEY HOUSTON
  La grande cantante è stata trovata senza vita in un hotel di Beverly Hills

Whitney Houston è morta a Beverly Hills in California, all'età di 48 anni. La leggendaria stella del pop è stata trovata senza vita nella stanza del Beverly Hilton Hotel dalla polizia e al momento non sono ancora chiare le causa del decesso. La tragedia colpisce il mondo della musica appena prima della 54esima edizione dei Grammy Awards, che si svolgeranno proprio a Los Angeles la notte di domani 12 febbraio. Da Russel Simmons a Gloria Estefan passando per Quincy Jones, moltissime star della musica hanno lasciato messaggi di cordoglio sui social network per ricordare l'artista appena scomparsa. Durante la sua carriera, Whitney ha venduto più di 170 milioni di album, con hit globali come "I Wanna Dance With Somebody" o "I'm Every Woman", e ha recitato in diversi film, il più famoso dei quali è "Guardia Del Corpo (The Bodyguard)", che conteneva uno dei suoi maggiori successi "I Will Always Love You". Purtroppo non ci sono stati solo i suoi successi a far parlare di lei. Prima il burrascoso matrimonio con il cantante Bobby Brown e poi i continui e seri problemi con alcol e droga hanno funestato gli ultimi anni della diva. E mentre Whitney veniva ricordata alla cerimonia di premiazione dei Grammy's, il medico legale della contea di Los Angeles ha annunciato gli esiti dell'autopsia, confermando che il corpo della cantante e' stato rinvenuto nella vasca da bagno, ma che le cause della morte dovranno essere determinate da successivi esami. Ed Winter, assistente del coroner di Los Angeles, ha rivelato che sul corpo della Houston non sono stati trovati segni di violenza, traumi o qualsiasi altro elemento che possa fare pensare ad un evento violento o una caduta: "E' stata trovata nella vasca, poi rimossa, in attesa dei paramedici, che hanno provato a rianimarla". L'ufficio del medico legale non ha voluto ne' confermare ne' smentire che la Houston, 48 anni, sia annegata nella vasca in seguito ad un mix tra alcool e medicinali: "Non ho intenzione di rivelare alcun particolare sul tipo di medicine che sono state ritrovate", implicando che ne sono state trovate, e ha aggiunto che i test tossicologici di prassi saranno pronti in sei, otto settimane. Per evitare fughe di notizie simili a quelle viste per la morte di Michael Jackson, il caso verra' secretato fino al risultato definitivo degli esami. Mentre l'assistente del coroner rendeva pubblici i primi risultati dell'autopsia, a pochi chilometri di distanza, sul palco dello Staples Center il rapper LL Cool J, pregava per la Houston: "Abbiamo tutti avuto a che fare con la morte, quindi l'unica cosa che mi sembra giusto dire ora e' di iniziare a pregare per una donna che abbiamo amato, una nostra sorella scomparsa". Si può solo provare sgomento nel commentare un'altra morte annunciata. Whitney Houston a 48 anni ha concluso il suo inferno personale e, per una triste coincidenza del destino, proprio alla vigilia della cerimonia del Grammy Award, l'Oscar della musica che nel 1986, a soli 23 anni, l'aveva consacrata come la nuova regina del soul pop mondiale. Ora il suo nome si aggiunge all'elenco infinito di catastrofi umane che, come una terribile maledizione, ha falcidiato i migliori talenti della musica nera. A rendere più atroce, e purtroppo prevedibile, la sua morte è il fatto che il suo declino sia avvenuto in diretta sotto gli occhi del mondo: il catastrofico matrimonio con Bobby Brown e gli scioccanti racconti della sua tossicodipendenza sono diventati oggetto di un reality, mentre l'industria del gossip si è arricchita pubblicando le foto impietose di una donna ancora giovane che un tempo era stata di una bellezza splendente trasformata in una barbona. Poi è andata in scena la solita trafila di percorsi falliti di riabilitazione, interviste-confessione con Ophra Winfrey, malinconici tentativi di tornare in tournee, concerti annullati, tristi performance. Nient'altro che un triste prologo alla solita morte nella camera di un albergo. Un disastro inarrestabile diventato materia per gli appetiti perversi del reality e del gossip che ha fatto troppo presto coniugare al passato una storia musicale fuori dal comune. Perché nei pochi anni in cui è riuscita a controllare i suoi demoni, Whitney ha lasciato una traccia indelebile. Era una predestinata la povera Whitney Houston: sua mamma è Cissy Houston, grande cantante di gospel e voce importante della tradizione black, sua cugina è Dionne Warwick (cui somigliava per bellezza e naturale eleganza), Aretha Franklin è la sua madrina. E la sua voce, prima che fosse rovinata dal crack, era un dono di Dio. Dopo il tradizionale apprendistato nei cori della chiesa del New Jersey, lo stato dove era nata, la Houston viene scoperta da Clive Davis, uno dei nomi più influenti della storia della discografia. Il suo esordio è folgorante: nel 1985 piazza brani come ''How Will I Know'', ''Greatest Love of All'' e Whitney diventa una star mondiale. Per il suo terzo album ''I'm Your Baby Tonight'', quello con ''I Wanna Dance With Somebody'', Clive Davis organizza una presentazione nel castello reale di Monaco di Baviera, con lo stesso Davis a illustrare ai media di tutto il mondo i brani uno per uno. Whitney Houston sembrava davvero una regina. Era il 1990: il suo regno sarebbe durato ancora poco. Si può dire che il suo ultimo vero trionfo sia stato ''The Bodyguard'', il film con Kevin Costner dove sostanzialmente interpreta se stessa. Un'interpretazione che si meritò un Razzy, ma il film sbancò i botteghini di tutto il mondo e la canzone ''I Will Always Love You'' é diventata un classico. Negli anni '90, senza rinunciare ai milionari cachet cinematografici, gia' sposata con Bobby Brown, prosegue la carriera senza toccare più le vette di un tempo. Poi comincia il declino. Whitney Houston ha venduto 190 milioni di copie, è entrata nel Guinness dei primati ed è una delle donne più premiate della storia della musica. Aveva una tecnica sovrannaturale e sul piano vocale era in grado di cantare praticamente qualsiasi cosa. Se aveva un limite, era proprio l'eccessivo controllo, la tendenza a far prevalere il virtuosismo sull'emozione. Generazioni di cantanti le devono moltissimo: è lei che ha fatto da trait d'union tra la tradizione e le nuove star alla Beyonce che oggi occupa con sicurezza e il suo talento innato per la spettacolarità il posto che è stato di Whitney Houston. Non resta che la pietà per una regina che si è lasciata morire in pubblico. Il fatto che il suo nome sia nel Guinness dei primati rende ancora più agghiacciante questa ennesima storia di gloria e di morte. E non sara' un album ma un film, a regalare l'ultima performance di Whitney: uscira' infatti ad agosto negli Usa il musical ''Sparkle'' di Salim Akil, remake dell'omonimo film del 1976, ispirato alla storia delle Supremes (il gruppo che ha lanciato Diana Ross) che insieme raggiungono il successo nel mondo della musica, tra fine anni '50 e gli anni '60. Per la Houston questo era il ritorno sul grande schermo a 16 anni dalla sua ultima pellicola, ''Uno sguardo del cielo'' con Denzel Washington. (Mtv + Ansa)