AETHER  "Aether"
   (2023 )

Fuoco, terra, aria, acqua, i classici quattro elementi. E poi il quinto elemento, l'etere. Si sentiranno a casa, gli appassionati dell'antica alchimia. Ma anche chi si ricorda dell'etere dietilico, sostanza anestetica usata nell'Ottocento come “droga per donne”, che inalava Amalia, la sorella di Emilio Brentani, nel romanzo “Senilità” di Italo Svevo.

Restiamo al concetto alchemico di antica tradizione, la ricerca della quintessenza. Gli Aether pubblicano l'album omonimo, che rende l'operazione più impalpabile, dal punto di vista musicale: cioè mescolare jazz e progressive rock, su fondo ambient. Mai nome più azzeccato dunque, la filigrana è quella. Una ricca varietà di colori, attenuati dal loro incontrarsi gentile, oltre che dalla scelta di usare spesso accordi di settima, maggiore e minore.

Se “Echo Chamber” apre l'album con un fondale per l'appunto etereo, la comparsa del piano elettrico (il Fender Rhodes) sancisce l'inizio del brano successivo, “Radiance”. In “Thin air” possiamo riconoscere, nella chitarra dal suono liquido, un richiamo ai Genesis. Anche i momenti più energici, come gli stacchi di batteria in “Pressure”, sono stemperati da quest'atmosfera generale. Significativo il titolo “Grey Halo”, l'alone grigio che potrebbe rappresentare visivamente questa musica, sottile come un velo, nel quale tastiera e chitarra tessono una melodia all'unisono, in “A gasp of wind”.

Una lacrima gialla in un cielo dipinto di blu è l'immagine portante di “A yellow tear in a blue-dyed sky”, come può sembrare il sole, guardato sott'acqua. La musica qui è puro ambient, per poi accendere la chitarra elettrica in “Moving away”, sopra un moderato ritmo sincopato. Si torna nella distesa elettronica con “The Shores of Bolinas”, poi di nuovo ecco l'elettrica con “Crimson Fondant”, titolo dall'inequivocabile richiamo al re cremisi. La distorsione e l'energico assolo di chitarra contrasta con la tranquillità degli accordi del Rhodes.

Tutto questo ci vuole far sentire in una bolla di sapone, tanto leggera quanto fragile. E l'album è chiuso da “This bubble I'm floating in”, con arpeggi placidi di chitarra acustica, e tastiere che creano un microcosmo navigabile. Per chi vuole nuotare nella musica. (Gilberto Ongaro)