ROGER WATERS  "The dark side of the moon redux"
   (2023 )

Allora, qui si toccano corde che rischiano di essere molto, molto elettriche, e il rischio di restare folgorati è davvero grosso.

L'antefatto è questo: Roger Waters che mette mano ad un certo album, andandolo a limare di tutte quelle faccende che erano state gestite da altri, mettiamola così. Il problema è che l'album è quella cosina che è in classifica da 50 anni, e non è che sia poi lavoro che passi inosservato. Tradotto, ha senso manipolare e ribaltare "The dark side of the moon", a mezzo secolo di distanza? E qui il classico - seguirà dibattito - potrebbe aprirsi a prescindere dal valore artistico del restyling, tra esegeti integralisti e flessibili, ma soprattutto tra fans di Ruggero piuttosto che di Davide e degli altri due.

Diciamo così: "Redux" perde tutti quelli che erano gli orpelli musicali o vocali, i gorgheggi, gli assoli, per diventare un lungo tappeto sonoro, molto molto easy, su cui Ruggero nostro più che cantare recita i testi dell'album più tante altre aggiunte, diciamo, legate alla cronaca.

Era necessario? Se lo chiede pure lui, quando nell'esordio di "Brain damage" quasi gira la domanda all'ascoltatore, mettendosi poi a ridere e a fare presente di essere forse impazzito.

Mettiamola così: nel corso di questi decenni la musica ha scoperto il concetto di unplugged, quelle versioni acustiche di opere che inizialmente potevano essere tecno come metal, e che poi diventavano facili facili, solo pochi strumenti e la voce. E "Redux" è la stessa cosa, la de-strutturazione dell'Opera con la O maiuscola diventando solo voce, nemmeno tanto canto, testi sussurrati e reinterpretati, e tanta atmosfera.

Ai posteri l'ardua sentenza: se l'intento è di migliorare, si perde in partenza. Se era di far dimenticare che i Pink Floyd erano un collettivo e di cercare di riprendersene la paternità, ugualmente è da rispedire al mittente. Se c'era voglia di riproporlo sotto un'altra luce (anzi, con meno luce, verrebbe da dire), allora che lo si ascolti, con l'atteggiamento di chi non accetta nessuna sostituzione ma, al massimo, una rilettura.

E poi chiaro, se siete fans di Waters festeggerete e se siete fans di Gilmour lo denigrerete. Ma se vi piacciono i Pink Floyd, senza personalismi, alla lunga potrebbe piacervi. Sempre, ripeto, che non lo si consideri come un tentativo di sbianchettare la storia. (Enrico Faggiano)