VITANTONIO GASPARRO  "Introducing Vitantonio Gasparro"
   (2023 )

Ho da sempre interesse per gli strumenti a percussione ed in particolare per il vibrafono, che suono da svariato tempo in ambito pop e che ritengo ingiustamente spesso sottovalutato, relegato a ruoli marginali. Ascoltare quindi un disco come quello del vibrafonista Vitantonio Gasparro, che si esprime musicalmente in chiave jazz sullo strumento esordendo come compositore in questa formazione in trio, non può che rallegrarmi.

Il percorso formativo del nostro giovane musicista è a dir poco esemplare, dato che mostrando un talento precoce studia con massimi risultati presso i Conservatori di Bari e di Matera. Partecipa a numerosi concorsi nazionali ed internazionali mettendosi in evidenza, suona con diverse orchestre, assiste ad importanti masterclass. Recentemente, nel 2023, si aggiudica il Premio della Critica e del Pubblico al Premio Urbani e vince il Premio Dexter. E' di casa al Rosetta Jazz Club di Matera, importante luogo di cultura jazzistica (il direttore artistico è Giuseppe Venezia), eletto nel 2022 miglior Jazz club italiano.

In questo ambito è maturata ed ha preso vita la produzione del progetto musicale di Gasparro, in collaborazione appunto con Rosetta Jazz club e GLeAM Records. Abbiamo quindi sette brani inediti e due standard emblematici della dimensione musicale a cui si ispira il nostro compositore, si tratta di un linguaggio jazz tradizionale proposto in chiave personale, ed uscendo da certi schemi forse troppo rigidi di questo genere specifico.

La presenza di due artisti esperti ed affermati come Giuseppe Venezia al contrabbasso e Giovanni Scasciamacchia alla batteria sostiene e supporta il vibrafono di Gasparro enfatizzando ove occorre senza mai eccedere nella misura.

L'ascolto del disco mi suggerisce alcune considerazioni che nulla hanno a che vedere col verificare il talento, grande e palese, ma piuttosto il come questo viene espresso ed a che altezza si colloca in termini di linguaggio musicale.

Innanzitutto, considerando i miei due numi tutelari del vibrafono, e cioè Milt Jackson e Gary Burton, direi che il mood è orientato sul primo di questi, tant'è vero che l'uso delle quattro bacchette privilegia i battenti interni, tenuti mediamente piuttosto bassi, per avere più velocità nel fraseggio, a volte un poco spigoloso, con poche simmetrie, e negli accenti un tantino a discapito dell'esecuzione di arpeggi aperti per i quali sarebbe più funzionale un maneggio più divaricato.

L'uso del pedale non lo percepisco troppo invasivo ma rende comunque una dinamica rilevante, tecnicamente mi pare che sia il vibrafono Yamaha (no, non è pubblicita'...) quello utilizzato... (personalmente prediligo quelli con pedale a barra tipo Premier o Bergerault). La velocità di rotazione del vibrato è tenuta generalmente lenta e forse talora si poteva incrementare.

I brani sono tutti di valore ed anche variegati nella loro struttura, quella che arriva è una capacità di esprimere il messaggio musicale in tutte le sfaccettature proprie della personalità dell'autore, e questo è segno di maturità e chiarezza di idee al tempo stesso. L'ascolto può essere in sottofondo ma anche concentrato e dedicato a cogliere le variazioni di tempo e le chicche virtuosistiche che ogni tanto fanno capolino.

La traccia che più di tutte mi pare rappresentativa di questo lavoro è la n.3, "Without a Sun", col suo lento incedere ed il suo svilupparsi melodico con note lunghe su di un tappeto ritmico/armonico tanto raffinato quanto di effetto. Altro brano a mio parere di altissimo livello è "Dancing Wanderers", ottavo in scaletta, dove è presente un aspetto più virtuosistico con anche assoli di contrabbasso e batteria e quel finale a note sincrone molto originale.

Alto potenziale. Voto 7 e 1/2. (Roberto Celi)