ENZO PAGLIUCA  "Why I play the blues"
   (2023 )

Perché suono il blues? Se lo chiede Enzo Pagliuca, che pubblica appunto “Why I play the blues”, un omaggio a undici artisti storici della scena, che tanto lo hanno influenzato. Il tutto in acustico: Pagliuca canta e suona chitarra (spesso la resofonica), mandolino e armonica, accompagnato da basso, e in alcuni brani batteria e pianoforte. L'album predilige una dimensione intima, spesso dell'uomo solo col suo strumento, ma quando nel testo di “One kind favor” si citano le “bells”, sentiamo suonare la campana!

Quasi sempre, i brani scelti seguono il tradizionale schema armonico I – IV – I – V – IV – I – V, e le eccezioni sono per difetto, nel senso che a volte si evita il quinto grado, come nel brano di Sleepy John Estes “Someday baby blues”. I brani sono pressoché simili agli originali, se non per qualche abbassamento o innalzamento di tonalità, e qualche accelerazione o rallentamento della velocità, come nel caso di “Black Eye Blues” di Ma Rinley, e di “Phonograph Blues” del leggendario Robert Johnson.

Più o meno, gli elementi musicali sono questi, ma ci sono tre episodi interessanti da riportare, per le parole. Nella beffarda “Too poor to die”, di Louisiana Red, il protagonista racconta che si ritrova morto, ma il becchino gli chiede troppi soldi per la bara. Non può permettersela, quindi è troppo povero per morire!

Il lunghissimo testo di “Death letter”, è un triste racconto di Son House, dove una ragazza amata, ma che non corrispondeva, viene trovata morta. Lui la vede durante la sepoltura, con diecimila persone (iperbole) che piangevano. E solo in quel momento, si rende conto di quanto l'amasse. Questa canzone è stata più volte rifatta, anche ad esempio dai White Stripes. E qui Pagliuca ci concede intense note scivolate (slide) sulla sua dobro.

L'ultimo pezzo da sottolineare, a parte “No place to go” della star Howlin' Wolf, è “Eisenhower blues”, di J. B. Lenoir. Questa era una canzone di protesta, dove Lenoir lamentava la precarietà, il non saper come uscirne, mentre la figlia ha bisogno di vestiti e scarpe, e non gli resta che cantare questo “Eisenhower Blues”. Il brano è del 1955, Eisenhower era Presidente degli Stati Uniti. E allora Pagliuca, nel ricantarlo, decide di pronunciare “this government blues”, così torna sempre attuale. Sarebbe divertente rifarla in italiano, “Il blues del governo”, sai quante strofe si potrebbero scrivere...

Dunque, perché Enzo Pagliuca suona il blues? Perché il blues fa parte della sua vita, e lo racconta nel libro “Blues intorno al mio letto”, uscito assieme all'album. Il titolo ricorda il “Blues around my bed”, scritto da Blind Boy Fuller e ripreso da George Henry Bussey. E, com'è stato in seguito per il reggae e per l'hip hop, il blues è uno dei primi macro generi a diventare internazionale, in grado di far sentire unite le persone in un unico mood... che fossero nel delta del Mississipi o a Pescara! (Gilberto Ongaro)