LUCA DI MARTINO  "Il richiamo e l'abbandono"
   (2023 )

Luca Di Martino – maestro palermitano di chitarra classica ed ex componente e autore di musica e testi dei Vorianova – definisce il suo ultimo album, “Il richiamo e l’abbandono”, come “un’osservazione dell’anima umana, a tratti stufa della monotonia dei luoghi di appartenenza, a tratti nostalgica, e che mai sazia appare in bilico tra il partire e il tornare, tra il trovare e il lasciare, tra il richiamo e l’abbandono…”

Infatti, solo guardando attentamente la copertina del disco, la cui grafica è stata realizzata dallo stesso Luca Di Martino, già ci accorgiamo che si tratti di una musica sempre in movimento, che fa viaggiare l’immaginazione verso direzioni contrarie, ma facenti parte dello stesso via vai della vita dell’individuo e del mondo. Il colore celeste dello sfondo ricorda il mare mutevole e pur sempre uguale a sé stesso, mentre le due coppie di impronte di piedi umani alludono all’opposizione e contemporaneamente all’uguaglianza: i piedi marroni che s’incamminano verso il basso fanno pensare al caldo e rassicurante richiamo della terra, i piedi bianchi che vanno verso l’alto creano la nostalgia e il senso d’insicurezza che accompagnano l’abbandono per raggiungere mete sconosciute… ma entrambe le coppie di piedi hanno la stessa forma e la stessa dimensione.

Non è escluso che, scegliendo proprio i colori marrone e bianco, l’autore abbia pensato anche allo svariato colorito della pelle umana e al destino comune da perenni viaggiatori a cui siamo sottoposti tutti, indipendentemente dalle caratteristiche fisiche e dai luoghi di origine.

Il brano più rappresentativo dell’album è senz’altro il primo, “Mare di naufraghi”, uscito in anteprima esclusiva con video il 3 ottobre 2023, in occasione della decima Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, istituita dopo il tragico naufragio del 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa. La parola “mare” viene sicuramente usata con un senso proprio, ricordando il luogo in cui tante persone hanno perso e continuano a perdere le loro vite, ma anche con un senso figurato, riferendosi al numero elevato delle vittime.

Dal punto di vista musicale, nel brano “Mare di naufraghi” l’utilizzo del dispositivo chiamato loop pedal permette la ripetizione di un motivo ritmico che prende le mosse dalle onde del mare, creando all’ascoltatore la sensazione di movimento… movimento che, proprio grazie alla sua ripetizione, è stabile e in un certo senso rassicurante. Lo stesso accade nella title track, “Il richiamo e l’abbandono”, che è il quarto brano presente sull’album e che si distingue per gli effetti polifonici e per il cambio di ritmo rispetto ai primi tre.

“Il richiamo e l’abbandono” è un brano a cui sembra che l’autore abbia molto lavorato, dal punto di vista sia compositivo, che esecutivo. Tuttavia, sarebbe forse stato meglio se il tema principale fosse ripreso nella conclusione.

Il viaggio dell’immaginazione nell’immensità del mare continua – con degli effetti sonori simili a quelli prodotti dai gabbiani in volo – nel brano suggestivamente intitolato “Confini”: confini geografici fra gli stati, che oggigiorno vengono sempre di più cancellati dando luogo a un mondo “liquido” e dispersivo, ma anche confini interiori, delle nostre anime che fanno fatica ad accogliere il diverso.

L’insicurezza generata dai continui spostamenti, spesso intrapresi senza poter raffigurarsi un punto esatto di arrivo, porta a interrogarci sul senso della vita e del futuro, a fare tanti riepiloghi del passato e a sentirci soli, come in attesa di una risposta che tarda ad arrivare… Tutto questo viene espresso musicalmente dalla chitarra di Luca Di Martino in “Ricerca”, “Sintesi” e “Strade sole”, brani meditativi e profondi, che tengono l’ascoltatore fisicamente fermo, ma interiormente mosso da tensioni e domande.

In “Strade sole” si può sentire un sustain prolungato – insolito per la chitarra classica, ma reso possibile grazie al loop pedal – che crea una sensazione spettrale, simile a quella che si prova quando si è soli in mezzo a una distesa senza punti di riferimento. Una lunga durata del sustain è in qualche modo presente anche in “Una magia”, in cui l’atmosfera è forse un po’ più ottimista rispetto a quella percepita in “Strade sole”… sembra intravvedersi un bagliore di speranza, una magia, appunto.

Un brano decisamente ben realizzato è “Dolce risveglio”. La melodia è molto chiara ed esplicita, quasi “cantata” anche se in teoria viene solo suonata, facendoci pensare – come il titolo suggerisce – a un incontro improvviso con un volto familiare anche se visto per la prima volta, oppure a una verità che viene scoperta inaspettatamente dopo un lungo periodo di attesa e di ricerca. Tecnicamente è molto interessante e d’effetto il cambio da una tonalità maggiore a una minore, proprio all’inizio del tema principale.

L’ottimismo introdotto in “Dolce risveglio” continua in “Luce”, brano che si concentra sul ritmo, aggiungendo anche una parte di percussione… L’effetto sonoro ottenuto colpendo con le dita la cassa di risonanza della chitarra durante alcune pause musicali ricorda il battito del cuore, come un richiamo verso la vita e verso la luce. L’album diventerebbe forse più interessante se le parti percussive fossero più presenti anche in altri brani.

Il disco si conclude con il brano intitolato “In due”, che sembra mettere in rilievo l’importanza del non essere soli. Infatti, i primi due minuti e mezzo sono caratterizzati da un ritmo molto lento e crepuscolare che, quasi come in “Strade sole”, ricorda la sensazione dell’abbandono e della solitudine, mentre dal minuto 2:33 quasi, il brano cambia completamente carattere, diventando vitale e danzante, esprimendo la gioia dell’incontro con un’altra persona insieme alla quale sentirsi più forti e fiduciosi: un amico, un fratello, un amante, un genitore, una fede…

Tutto sommato, “Il richiamo e l’abbandono” è una raccolta di musiche avvolgenti e rilassanti, squisitamente eseguite dal punto di vista tecnico ed espressivo, che portano il pensiero dell’ascoltatore verso il proprio mondo interiore e lo aiutano a percepirsi più chiaramente come parte del grande mondo. (Magda Vasilescu)