CHOEUR TAC-TIL  "Blind ecosystem"
   (2024 )

Con la voce si possono fare tante cose, e il Choeur Tac-Til decide di imitare gli ambienti. Sono nove coristi senza direttore, autonomi, che creano paesaggi ogni volta diversi e credibili: non sembra di ascoltare voci che imitano altro, ma il vero oggetto imitato.

In “Blind ecosystem”, uscito per UnRec Label, ascoltiamo così diversi oggetti sonori (infatti le tracce prendono il nome “Objet I”, “Objet II” e così via, a parte un “Interméde”). Nei primi due brani, passiamo dall'ascoltare cicale e uccellini vari, a sibilanti venti di tempesta. Nel terzo invece, il coro si svela nel suo essere formato da umani, per sovrapporre più parlati e cantati in diverse lingue: giapponese, francese, spagnolo, portoghese, e il tutto “disturbato” dall'imitazione di segnali radio, fino a momenti di “normale” situazione corale, pur trattandosi di ricercate dissonanze à la Ligeti. L'esperimento vocale incontra un field recording di bambini strepitanti al parco.

“L'Objet IV” è parecchio strano. Ci ritroviamo ad origliare una chiacchierata (in francese), forse con il tintinnio di tazze di caffè, e gradualmente arriva il canto corale, fatto di glissando, sospiri e clima da teatro novecentesco. Se i fischiettii nella prima traccia sembravano uccellini, nella quinta diventano sinistre risonanze, per poi divenire squittii di topi, e animali via via sempre più piccoli e spaventosi. Fino ad arrivare al sesto brano, che incrocia filastrocche ritmate da ritmi diversi, e citazioni rapsodiche: a un certo punto vengono intonate “I want to ride my bycicle” e un tozziano “Ti amo ti amo ti amo ti amo”, seguite da un “Boogie wonderland”, e da un “Parole parole parole” di Mina! Durante questo frullato di citazioni, nelle retrovie si solleva un coro che sembra un lontano motore. È straniante.

L'“Interméde” incastra battiti da beat box (non a tempo), con spruzzi spray e rumori da segnali elettronici, sempre fatti a voce. Ed infine, “Object VII” ci riporta all'aria aperta, al mare, dove note bassissime arrivano a massaggiare i timpani, mentre arrivano... i gabbiani! Insomma, “Blind ecosystem” è un'esperienza immersiva, che esplora possibilità rare delle corde vocali. (Gilberto Ongaro)