INTERPRETI VARI  "East West gallery"
   (2007 )

La maggior parte delle compilation, al giorno d'oggi, non avrebbe nemmeno ragione d'esistere. Quando nacque il fenomeno-compilation (eravamo a metà degli anni '70), poter raccogliere in un'unico disco tanti successi in circolazione era una possibilità unica, nuova ed intrigante. C'erano solo due alternative, prima del boom delle compilation: farsi la classica "cassettina" con tutti i successi del momento (ma per riuscire a farlo dovevi passare ore ed ore a cercare i brani per radio, oppure conoscere migliaia di amici e, quindi, di potenziali "prestatori" di dischi), o, in alternativa, spendere una follia per acquistare tutti i 45 giri relativi. Comunque fosse, un bel casino. Oddio, volendo c'era un'altra possibilità: accontentarsi delle compilation "tarocche", cioè di quelle in cui c'erano sì tutte le hit del momento, ma cantate da qualche oscuro performer ben poco originale. Elton John cominciò così: chi possiede il suo rarissimo "Chartbusters go pop!" (io sono tra quei pochi fortunati) potrà sentirlo interpretare (anche bene, in verità) brani come "In the summertime" o "My baby loves love", scimmiottando gli originali. Malabitudine, questa, purtroppo ancora in voga: scaricare le suonerie originali è spesso impossibile, se paghi per Tiziano Ferro spesso ora ricevi un clone stonato e sfibrato. Poi, come si diceva, nel 1975 arrivò la prima compilation. Ciò che sembrava impossibile, di colpo fu realizzabile: le case discografiche si misero d'accordo per produrre raccolte di hits "super partes", che raccogliessero cioè il meglio di ciò che c'era in giro, indipendentemente dall'etichetta d'appartenenza, con l'accordo di dividersi poi i relativi proventi. La prima compilation raccoglieva, tutti insieme, Gloria Gaynor, Barry White, Al Stewart, Roberta Kelly, la colonna sonora di "Guerre stellari" e tante altre simili perle: per noi ragazzini fu il coronamento di un irrealizzabile sogno. Bei tempi, quelli. Ma ora? Ora che, con facilità, chiunque può costruirsi in casa la propria compilation, che senso hanno le odierne raccolte di hits? Ben poco, lo si diceva in apertura. A meno che... A meno che, invece di raccogliere semplicemente successi a raffica, le compilation non si pongano come obiettivo quello di mettere in fila brani (non importa se celebri o meno) che abbiano qualcosa in comune: un tema (l'amore, il sociale, un periodo storico), oppure, ancor meglio, un preciso e ben definito genere musicale. O, infine, un autentico progetto, del quale i brani contenuti non siano altro che la colonna sonora. E' il caso di questa riuscitissima ‘East West Gallery’, una compilation che raccoglie 25 brani di artisti scelti e mixati da Raz Degan. Sì, proprio l'attore-modello israeliano che abbiamo imparato a conoscere in tv. Che c'entrerà mai, direte voi, con la musica in questione? Tanto, tantissimo. Questo è un viaggio tra musica, immagini ed arte nel quale Raz è l'autentico protagonista. Rimanendo, però, intelligentemente "di fianco" al progetto, lasciando quindi il palcoscenico agli artisti in questione (bravi, tra l'altro). Facciamo, per spiegare il tutto, un passo indietro: nel febbraio del 2003 Degan inaugurava a Milano la sua galleria d’arte, la East West Gallery, uno spazio che accoglie opere, immagini e suggestioni di artisti provenienti da tutto il mondo, Oriente e Occidente, scoperte durante i suoi viaggi. Ed è quindi in occasione del quarto anniversario della galleria, in questo 2007, che la Time Records ha pubblicato ‘East West Gallery’, un percorso musicale fatto di sonorità apparentemente diverse tra loro, ma che rievocano la sensazione di libertà e spazio, proprio come in un viaggio. Intanto la relativa mostra East West Gallery (allestita in dieci città d’Italia, ma anche in Svizzera e Francia) ha compreso opere di artisti tra i quali Federico Luciano Tomasi, Christian Balzano, Alex Turco ed anche Andy dei Bluvertigo. Per una simbiosi arte-musica davvero vincente. Ma ancor più vincente è il risultato (per nulla scontato) che questa compilation, queste 25 tracce, godano di una vita propria, autonoma, assolutamente convincente ed appagante. Ed anche sognante. Che è poi il motore dell'intero progetto. Menzione particolare per la conclusiva "World" di Sagi, artista già noto qualche anno fa per la hit "People on the beat" insieme al noto dj Fargetta. Qui ha saputo reinventarsi completamente, in un brano (ed in un genere) totalmente diverso, ma affrontato con la stessa forza e credibilità. Plauso a lui, ed a chi l'ha scelto per questa compilation, per questo intrigante viaggio musicale sulle rive del sogno. (Andrea Rossi)