KUKLA  "Cose dell'amore"
   (2025 )

Kukla è il nuovo nome d'arte di Lesley Reina Fischer, cantante e direttrice di produzione cinematografica. “Cose dell'amore” è il suo disco d'esordio, uscito per Maninalto!, e contiene undici canzoni. Trattasi del synth pop contemporaneo, quello con la voce corretta dal melodyne (impropriamente chiamato autotune), beat elettronici e suoni sintetici gommosi.

Kukla racconta con leggerezza di desideri, passioni e amori sofferti. Nei testi, laddove si inizia a percepire dolore subentra un analgesico, per mostrare un certo distacco. Un po' come una volta gli uomini per fare i duri chiamavano le donne “pupe” (cosa che oggi suona imbarazzante). Oggi siamo nell'epoca delle donne forti che cantano, per citare Annalisa, degli stupidi sexy boys... E va bene così, non mi toccate Annalisa!

“La verginità” si apre proprio così: “Voglio fare finta che tu sia un tipo stupido, così nel letto mi impegno di meno”. Da maschietto quasi mi sorprendo (ma non troppo) di questo gioco che viene raccontato come una confessione: “Si perdeva la verginità per riconoscerla negli occhi dei compagni all'università”. E io che pensavo fosse solo una fissa degli uomini, quella di preferire le ragazze ancora... illibate (minchia che discorsi antiquati, dov'è la mia bombetta, perdiana?)

La protagonista è sempre piena di dubbi e contraddizioni: “Tanto questa notte ho progettato di lasciarti qui”. Questa decisione è ricorrente, come ne “Le foche coi pellicani”: “Non mi fare l'amore. Scusa ti sto lasciando, ma una storia alle volte finisce a comando, scusa sto improvvisando (…) poi non è mica male, non ti lamentare, hai un miliardo di cose da fare. Scusa, mi è uscita male, hai biliardo ma oggi non posso giocare”.

Sentimenti contrastanti compaiono anche in “Formula Uno”, dove l'uomo si è comportato male: “Tutto intorno a te le macchine, ti vedi con qualcuno, fragili soggetti instabili, due anni andati in fumo”. Nel videoclip, Kukla è alla guida di un'auto da corsa miniaturizzata e corre attorno a un ragazzo palestrato, oggetto del desiderio. Alla fine anche l'uomo si rimpicciolisce, per trovarsi davanti Kukla che sfoga la sua rabbia tirandolo sotto con l'auto!

In “Fatima”, Kukla gioca con lo stereotipo della femme fatale confondendo le acque: “Sono quella che non puoi dimenticare, come un bacio ad una presa di corrente. Voglio sciogliere i capelli mentre guardi, colpirti coi denti della spazzola sui ricci della mente. Le parolacce dette da te sanno di miele scritte da un'ape, sanno di serenate (...) Io non cerco di essere sexy, è sexy che cerca di essere me”.

La gelosia ritorna in “Mare blu” ma ecco come detto all'inizio l'analgesico: Kukla si sente “Leggera come una farfallallallalla”. Anche “Le canzoni tristi” prende le distanze dal dolore: “Se questo silenzio tu lo capissi, sarebbe in un tempio in fondo agli abissi, ci son le sirene, gli stoccafissi, sei come d'estate le canzoni tristi”. Il dolore viene attenuato, descritto come una “moderata eclissi”.

Non finisce sempre male. “Parole più belle” descrive un momento d'amore sotto le stelle cadenti: “Questo corpo è un abito scontato, le tue dita come le altalene a colorare il prato. Non mi dire che era tutto calcolato, se mi baci come fare pugilato”. Sono “parole per fare la pace”, come quelle della titletrack, che cerca fugaci passioni: “Fammi fare cose dell'amore, anche solo per 24 ore (…) dopo puoi distruggermi, che di sorrisi te ne faccio due”.

Ma la consapevolezza che è tutta una dolce illusione riemerge qua e là, sempre con immagini romantiche: “Piangiamo insieme nella doccia, un bagno di realtà”. Con queste sonorità e questi temi, Kukla può tranquillamente cercare il suo posto tra le popstar italiane del momento. Le carte per questo mercato le ha tutte. Un applauso per aver usato la parola “stoccafissi”! (Gilberto Ongaro)