PAOLOPARON  "Brucia ancora quell’estate"
   (2025 )

Non c’è dubbio che la versatilità e l’ampiezza delle visioni, che vadano oltre le proprie inclinazioni naturali, crei completezza nell’artista.

Detto questo, mi aggancio all’interessante percorso adottato dal polistrumentista di Pordenone Paoloparòn (ossia: Paolo Paron) il quale, dopo escursioni in progetti culturali, teatrali, socio-sanitari, ecco che dopo aver sperimentato i primi brani inediti con l’Orchestra Cortile, torna da solista alla forma-canzone più tipica con l’e.p. “Brucia ancora quell’estate”, rilasciato dall’infaticabile label ferrarese (R)esisto.

Ed è proprio nelle campagne della cittadina emiliana che han preso forma i cinque brani della mini-opera in questione, che ingloba una riflessione extra-large sul tempo che (s)corre inesorabile, complice di riflessioni non sempre sane ed edificanti ma che incarna il perno del nostro agire claudicante, sempre però con l’anelito di valorizzarlo con soluzioni gratificanti.

Da grande osservatore della realtà che gli orbita attorno, Paolo prende spunti e getta inchiostro con la convinzione che ogni episodio che colpisce vada messo nero su bianco, a cominciare dalla sferzata rock del singolo “Vorrei avere vent’anni”: una sorta di interrogatorio autobiografico rivolto dall’adulto al ragazzo che era stato in passato.

Si assaporano invece gusti indie-pop di “Vaniglia (giallo, rosso, arancione)” con dilettevole fluire, ma l’ardita capacità testuale dell’artista friulano spicca in bella vista soprattutto nella coraggiosa ed estraniante “Freud e le anguille”.

Devo ammettere che Paoloparòn fa di tutto per scongiurare segnali di tedio, ad esempio con i validissimi episodi alt-cantautorali di “Petricore” e “Bambini punk”. Stop. Senza tanto menar il can per l’aia, con “Brucia ancora quell’estate” non solo si passa un delizioso quarto d’ora, ma si recuperano (oltremodo) quegli echi di scrittura qualitativa che stazionavano dai tempi della storica delegazione cantautorale. Quindi, perché non approfittarne? Ascoltate gente, ascoltate… (Max Casali)