LAURENT PERNICE "Il y a les ombres"
(2025 )
Laurent Pernice è un musicista francese che abbiamo incontrato più volte su Music Map. Lo abbiamo visto collaborare con Dominique Beven nella creazione di musica per accompagnare una ballerina (https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=9222), poi solista nel suo lavoro strumentale dedicato a Sofocle (https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=11008), e poi ancora con Dominique Beven e Jacques Barbéri ad approfondire gli strumenti a fiato (https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=11031). Ora è tornato con un nuovo lavoro che porta il suo nome solista, ma dove compaiono diversi artisti.
Uscito per un'etichetta beige (giuro, si chiama letteralmente Le Label Beige), “Il y a les ombres” non è assolutamente musica beige, direi più violacea e nera. Le programmazioni di Laurent Pernice realizzano un'atmosfera estremamente oscura, che si diffonde in tutte e tredici le tracce.
L'introduttiva “Dans la forêt – Intro” è una drone music con un suono che fa pensare ai Dead Can Dance dell'epoca di “Spleen and Ideal”. “ProvidenZad” ospita la voce recitante di Alain Damasio, che parla in francese sottovoce. Verso la fine, il battito regolare viene sostituito da tonanti percussioni su inquieti ritmi terzinati.
Un corno suona mesto sopra il tempo in 9/4 di “La nuit venue”. La cupezza del suono è garantita dalla compresenza di basso e contrabbasso. Accanto ai vocalizzi di Laura Guarrato compare un'altra voce geneticamente modificata: si tratta di quella di Jacques Barbéri! “The orbitary satellites” è caratterizzata dalla voce e dai sintetizzatori analogici di un'altra ospite, Judith Juillerat (che torna così in “Circumstances of happiness”), mentre in “Only once a week” l'attenzione se la prende Black Sifichi, tra le parole nervose e un onomatopeico “Ben ben ben ben ben ben”.
Parentesi effettivamente strana, “Comme un étrange parenthèse” è un sinistro loop con un suono di fondo “lynchano” e sopra di esso un suono ferroso, come di un ingranaggio che dovrebbe partire ma non funziona. Nei credits, tra gli strumenti trovo un “destroyed tro”. Dev'essere quello, il tro è un cordofono cambogiano, devono avergli spezzato la corda!
Ancora suoni gravi e profondi del basso di Pernice ci inseguono in “The lament of Lar Gibbons”, tra la chitarra lapsteel di Nicolas Dick e il sassofono modificato di Barbéri. A metà canzone parte la batteria che rivela i 7/4 del brano. Basso protagonista anche in “La Ville générique”, dove ritornano i vocalizzi di Guarrato e Damasio col suo recitato. Ed eccoci arrivati alla titletrack, piena di dissonanze inquietanti, mentre la voce che parla piano stavolta è quella di Héloïse Brézillon.
Laurent Pernice poi inizia a bacchettare su dei paralumi metallici (!!!) per “Lumières paradoxales”, raggiunti da sintesi analogiche e un vociare di bambini che insieme fanno paura. Le tracce ufficiali finiscono qui, ma ci sono due bonus track. Episodicamente, alcuni brani iniziano con field recordings di uccellini, tra cui “Distant ni-van ghosts”, nel mix firmato da Hildegarde. E in chiusura, ritorna la versione estesa della prima traccia: “Dans le forêt – Long”, che riporta il discorso buio dove l'avevamo cominciato, lasciandoci lì, in questo ambiente dark che ci lascia un sacco di domande aperte. Questo è il mondo di Laurent Pernice, pieno di oscurità e di fascino. (Gilberto Ongaro)