VILHELM BROMANDER UNFOLDING ORCHESTRA "Jorden vi ärvde"
(2025 )
Bisogna che prenda l'abitudine di non leggere i comunicati stampa prima di ascoltare la musica. In questo caso ho fatto partire i brani e poi ho letto le informazioni. Se le avessi lette prima, non mi sarei aspettato questo tipo di composizioni. A voi le dico prima e pensate che musica potrebbe essere.
L'artista ci spiega che riflette sui nostri giorni, dove sembra che tutti i potenti abbiano voglia di fare la guerra. Si parla di riarmo mentre il clima è disastrato; ci dimentichiamo che questa terra ce l'abbiamo in prestito, e cosa lasceremo alle future generazioni? Quest'album è un tentativo di diffondere bellezza e allo stesso tempo di prendere sul serio il nostro tempo. Tutto giusto, ma voi leggendo queste riflessioni, che musica vi aspettate?
Io avrei pensato a un cantautore, di quelli con la chitarra acustica seduti su uno sgabello e tante, tantissime parole; oppure a una ska-punk band con ritornelli corali che ripetono gli slogan politici. E invece, il contrabbassista e compositore svedese Vilhelm Bromander fa suonare alla Unfolding Orchestra quattro sue composizioni suddivise tra fasi scritte nota per nota, e fasi d'improvvisazione jazz. Tutto strumentale, senza parole.
Uscito per la Thanatosis Produktion, l'album della Vilhelm Bromander Unfolding Orchestra si intitola “Jorden vi ärvde”, che tradotto in italiano significa “La terra che ereditiamo”. L'organico è numeroso. Il primo brano, che porta il titolo dell'album, inizia con un momento solista del pianoforte, che poi si avvia in un loop lento e mesto, raggiunto gradualmente da contrabbasso, tromba e trombone, sax e vibrafono e batteria. La melodia e le armonizzazioni sono malinconiche, ma a metà il volume si alza, per prorompere in una fase più energica.
“Erde” è introdotta dalla sola batteria, poi i fiati (tromba, trombone, due clarinetti bassi e sax) alternano i silenzi ad armonie statiche e funeree, quasi come in una processione dei Misteri in Sicilia. “Dewey” alza i BPM e la frizzantezza jazz, con assoli indiavolati. Invece “Calliope” torna ad una velocità intermedia e a una filigrana soffice dell'orchestrazione, sognante.
In questo incedere ipnotico, oltre a quelli già nominati ci sono ancora altri strumenti: arpa, flauto, violino. Ci sono in totale tredici musicisti, tra cui al pianoforte l'onnipresente Alex Zethson! (https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=8814, https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=9470, https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=10034, https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=11465).
Che messaggio porta dunque questa musica senza parole? Semplicemente una musica che cerca la bellezza, cioè la cosa più semplice da pensare ma più difficile da realizzare. La cultura dell'ascolto sembra una bestemmia, in un mondo in cui tutti parlano e nessuno si ferma ad ascoltare. L'intenzione di Bromander è proprio quella di farci invertire la rotta. (Gilberto Ongaro)