NAPODANO  "Storie di una sera… con poca gente"
   (2025 )

Basta guardare la copertina e leggere il titolo, di questo gradevolissimo disco, per avere l’impressione di essere un musicista su un palco in una di quelle serate dove il pubblico che è arrivato è decisamente poco: e allora si comincia a suonare un po’ timidamente.

Ma piano piano ci si rende conto che, anche se gli ascoltatori sono pochi, si sta creando un’atmosfera molto intima e le canzoni vengono sempre meglio. E ci si accorge col tempo che quelli sono i concerti più belli, sia per l’artista che per il pubblico.

Si intitola così, l’ultimo disco di Napodano: “Storie di una sera… con poca gente”. Interamente suonato e interpretato dall’artista, contiene canzoni fatte di testi molto dolci e melodie che arrivano subito. Gli arrangiamenti, anch’essi semplici, fanno da giusto accompagnamento alle parole.

“Il fuoco e la neve”, primo brano, rende esplicito il contenuto dell’opera. Segue “Di martedì” che, con parole ironiche, descrive la routine del sociale: dove il secondo giorno della settimana viene dipinto come una sorta di frammento temporale inutile, buono solo perché segue l’odiato lunedì, ma di fatto, la vita rimane sempre uguale.

Ironiche sono anche “Niente di speciale” e “Carlo Conti”: la prima dedicata agli stereotipi e alle omologazioni della vita, mentre la seconda è chiaramente dedicata al Festival Sanremo. Una critica al sistema delle etichette discografiche e, allo stesso tempo, una richiesta di cercare il cambiamento di quelle che sono le regole selettive e di premiazione dei brani musicali.

Oltre a queste tracce, Napodano impreziosisce “Storie di una sera” con delle bellissime ballate come “Cammino sui muri” e “Buonanotte luna”. Tutto termina con il brano “Il filo dell’aquilone”: un testo pieno di speranza, con armonie maggiori, che chiude splendidamente questo album che, pur uscendo dagli schemi della musica attualmente in uso, è un ottimo esempio di cantautorato italiano. Merita assolutamente di essere ascoltato. (Andrea Allegra)