MARIANO DEIDDA  "Deidda canta Pirandello - Girgenti"
   (2025 )

L'immenso patrimonio culturale che ci ha lasciato Luigi Pirandello è spesso citato solo in aforismi inflazionati, certo importanti, ma svalutati da utenti Facebook che li citano per mandare frecciatine a qualche collega d'ufficio. Sì lo so, incontrerò a mie spese molte maschere e pochi volti, ma tu che lo scrivi sui social sei sicuro/a/ə di non indossare a tua volta una maschera?

Pirandello è molto di più. E Mariano Deidda, cantapoeta abituato a musicare la letteratura, trasforma i pensieri dell'autore siciliano in testi di canzoni, accompagnato da musicisti che lo circondano di jazz. In “Deidda canta Pirandello”, uscito per Vrec Label, accanto a Deidda troviamo nientemeno che Laurent Filipe a tromba e flicorno, Massimo Cavalli al contrabbasso, Jorge Moniz alla batteria, Nino La Piana al pianoforte, e Vincenzo Zitello all'arpa, flauto e violoncello.

Un blues apre il disco con “Flusso continuo”, riflessione di Pirandello che definisce la vita partendo dai quattro elementi: “La vita è il vento, la vita è il mare, la vita è il fuoco, non la terra che s'incrosta e assume forma. Ogni forma è la morte”. Su un ritmo di beguine invece arrivano le parole di “Per grazia di Dio”, che con filosofia indaga sui segnali di bisogno che ci arrivano, i limiti che spingono a godere delle cose: “Chi ti può impedire il sonno, quando Dio ti vuole sano? Te lo manda come una grazia, una grazia con la stanchezza. E allora dormi, anche senza letto, e ci vuole la fame perché un tozzo di pane ti dia la gioia del mangiare”.

“Girgenti” invece contiene le parole di testamento dello scrittore, prima cantate in maniera teatrale da Deidda in italiano, poi recitate in siciliano. Risalta il fatto che, per rispettare l'integrità dei testi originali, Deidda non abbia fatto alcun taglio per adattarli alla metrica musicale. Ne consegue che spesso e volentieri, le frasi si spezzano a metà, con l'effetto enjambement. Succede in tanti episodi, ne cito uno, quello di “Lettera per Teresa”: “Quanto mi resta ancora di vita? Non posso più parlare che di questo resto... resto di vita che ho in me”.

“Miserie” e “Verso la luce” affrontano lo stesso tema, quello del sentirsi piccoli di fronte all'universo. La prima va dritta al punto: “E dimentichiamo spesso e volentieri di essere atomi infinitesimali (…) Siam capaci di azzuffarci per un pezzo di terra”. Nella seconda, Pirandello si rivolge a chi ha sogni frustrati: “Farebbe bene pensare che sopra il soffitto c'è il cielo e che nel cielo ci sono le stelle. Anche se l'esserci delle stelle non ispirasse loro un conforto religioso, contemplandole si inabissa la nostra inferma piccolezza, sparisce nella vacuità degli spazi e non può non sembrarci misera e vana ogni ragione”.

Con “La stanza del silenzio” si affronta il lutto e il gruppo lascia da parte il jazz puro per abbandonarsi a un ritmo dritto da canzone d'autore, su tonalità minore e tono drammatico, attorno a un'unica certezza tra i misteri dell'aldilà: “È di legno la tua ultima casa”. Il brano finale “Cercatemi” è quello con la tripla presenza di Zitello ad arpa, flauto e violoncello... e a un certo punto mi sembra di sentire addirittura un theremin, o una “sega”, che ha un suono alieno particolarmente emozionante.

Grazie a quest'album e l'interpretazione intensa di Mariano Deidda potete scoprire le parole meno frequentate del poeta. Sì, d'accordo, c'è anche “Prima di giudicare”, un'altra delle riflessioni più saccheggiate dagli influencer. Va bene Diavoletta87, cammineremo nelle tue scarpe da 10.000€ prima di giudicarti. Ma troviamo anche “Tra i fiori di Sicilia”, dalle suggestioni siderali: “Tra gli anelli di Saturno e i tuoi passi sul selciato, io ne conto più di uno perché so che non mi hai lasciato”.

E così è (se vi pare). “La realtà” racchiude forse il concetto più importante dell'eredità pirandelliana, tanto da stare al centro della scaletta di quest'album: “La realtà che voi avete per me è nella forma che io vi do, ma è realtà per me, non per voi. E per me stesso io non ho altra realtà se non nella forma che riesco a darmi”. Attraverso la musica, “Deidda canta Pirandello” ci porta nel pensiero di una delle grandi menti del Novecento. (Gilberto Ongaro)