DIRE STRAITS "Brothers in arms (40th anniversary edition)"
(2025 )
Maledetta nostalgia, mettiamola da parte se no escono i lacrimoni.
Era il tempo della mia maturità e sottofondo riecheggiavano brani come “Ride across a river” o “Your latest trick”... cercando di distogliere lo sguardo dalle tette della vicina di banco mentre spiavo la sua versione di latino…
Esercizio per iniziare bene l’estate e scongiurare l’afa. Punto primo: mandare in loop per una decina di ore tutti i brani del disco in questione, uscito esattamente 40 anni fa, e ripulire il cervello dalla spazzatura propinata a giovani e meno giovani dai canali attuali.
Punto secondo: rifletterci un po’, visto che esce la versione ripulita (ma c’era già in altri formati ad alta definizione) con tanto di live inedito dello stesso periodo.
Questo lavoro dei Dire uscì al momento opportuno per lanciare alla grande il Compact Disc e soppiantare (tentativo malriuscito visto il revival che dura ormai da 15 anni) il vinile. Il quinto album della rockband British e schiettamente romantica fu infatti lanciato come una delle prime "full digital recordings" dell’epoca, agli albori dei bit sonori nel perimetro del pop-rock, e rimane ancora oggi un top seller trainato dalla top hit cantata con Sting "Money for Nothing".
E che numeri ragazzi, una trentina di milioni di copie, nove certificati solo negli Usa. E infatti la Philips, mamma con la Sony del formato cd a 16 bit e 44 kiloherz (che vedrete tornerà di moda), caldeggiò come sponsor proprio la tournée da 200 date (vero tour de force anche per sobri sultani dello swing come furono i Dire) del 1985, di cui il live è fedele fotocopia, invero un po’ ridondante in certe lunghe intro ma è comunque un reperto storico che si mangia in un boccone i live attuali, tutti intelligenza artificiale e bandiere della Palestina sciorinate alla membro di segugio per fare audience.
Certo, sono passati gli albori dei primi irripetibili due album, ormai la band è diventata la maggiore del pianeta, amata anche dalla poi buonanima principessa Diana e da tante mamme e zie di oggi allora adolescenti.
La chitarra sorniona e alla JJ Cale di Knopfler fa ancora faville in questo tripudio di sintetizzatori e rubusto immarcescibile tappeto rock, e le farà per tanti anni ancora, ma è chiaro che dopo la vetta si comincia a scendere: all’orizzonte ci sono già il sesto e ultimo album con la bella “Calling Elvis”, lanciata da un video che è ancor oggi un capolavoro, e la colonna sonora di “Local Hero” e tanti album solisti per Mark.
Per i Dire un posto d’onore nella Hall of Fame imperitura dei migliori anni tra fine '70 e primi '80, che hanno davvero contribuito a segnare con il loro suono pulito e coinvolgente, senza intellettualismi ma sempre schietto, verace, vivace, e tuttora capace non solo di rievocare nostalgicamente un’epoca ma di farci capire cosa vuol dire essere un “classico”, e come tale senza tempo, e più attuale di tante innumerevoli meteore che brillano e poi svaniscono.
A 4 (solidi come il rock) decenni della sua uscita, ''Brothers In Arms'' è ora disponibile per l’ansia bulimica dei collezionisti che oggi l’industria tenta di coccolare in mille modi (perché c’è ben poco di nuovo all’orizzonte) in tre formati: vinile singolo, Box Deluxe 5LP e Box Deluxe 3CD.
Il vinile singolo riprende l’edizione originale del 1985 con tracce editate per adattarsi al formato, mentre i cofanetti Deluxe includono l’album nella sua interezza e un live come detto inedito (perdibile solo da chi sa a memoria già il più leccato “Alchemy”, che documenta i live del 1983) registrato al Municipal Auditorium di San Antonio durante il Live In 85 Tour.
Le versioni Deluxe del box includono un libretto con nuove note di copertina di Paul Sexton, basate su interviste inedite a Knopfler, John Illsley e Guy Fletcher, oltre a esclusive art card. Se pensate già ai regali di Natale, è da top ten.
Voto 10, senza se e senza ma. Ma io quelle tette ancora me le sogno, anche grazie ai Dire... (Lorenzo Morandotti)