KEITH JARRETT  "New Vienna"
   (2025 )

Inizia in modo veloce nervoso e scabroso, i latini direbbero lutulento, quasi una summa delle ricerche musicali del secolo che ha segnato con le sue dita sulla tastiera (ora la sinistra non lo può più), inserendo nella prima parte del concerto anche citazioni dall'amato Bach che fanno venire un brivido sulla schiena.

Non è musica per intellettuali quella di Keith, però, è per tutti. Ma richiede rispetto, si ascolta meglio se si è disposti a farla entrare senza filtri e senza pregiudizi, e allora questa cascata di note irromperà nella vostra vita e la renderà migliore.

Ho potuto ascoltarlo dal vivo solo tre volte, di cui due alla Scala, e l'intensità del concerto dal vivo, garantisco, è irripetibile, ma i dischi che ha sfornato negli anni l'etichetta ECM rendono giustizia all'originale. E anche in questo ultimo capitolo di una monumentale esperienza da solista - senza contare le avventure di gruppo compreso l'inarrivabile trio - tutto si conferma, quasi una sintesi estrema di un percorso che è ora necessario, con l'approssimarsi inevitabile dei rendiconti, analizzare come una delle esperienze fondative della musica dei nostri tempi, e non solo del jazz naturalmente.

Anche se ormai fa parte del nostro DNA di consumati consumatori (tanto che Nanni Moretti lo cita in "Caro diario" nella passeggiata in vespa verso il monumento a Pasolini), uno dei momenti del disco più venduto in assoluto dell'etichetta ECM e tra i piu' venduti del genere, ossia quel Koln concert del 1975 che fece scoppiare nella vulgata popolare il caso Jarrett, e tuttora perdura.

Il concerto di Vienna è l'ennesimo capitolo dell'ultima tournée prima che il maledetto ictus ci togliesse il dono prezioso di saperlo operativo. Dove non ha potuto la depressione, la fatica dei concerti in giro per il mondo, il sapersi sulla vetta del mondo, ha potuto la natura.

Ora però, grazie all'amico di sempre Manfred Eicher, patron della benemerita etichetta tedesca, abbiamo questa nuova pala del polittico con cui tra l'altro Ecm festeggia gli 80 anni di Keith Jarrett.

Quello al Musikverein fu l'ennesima tappa del suo ultimo tour europeo nel 2016... dannazione, sono già passati quasi dieci anni. Il disco per la cronaca segue “Munich 2016” (uscito nel 2019), “Budapest Concert” (2020) e “Bordeaux Concert” (2022) e si chiama “New Vienna” perché il musicista aveva già pubblicato nel 1991 un leggendario concerto registrato all'Opera di Stato.

Jarrett ha suonato nella Sala d'Oro del Musikverein, dove all'inizio del secolo scorso Schoenberg, Berg e Webern presentarono in anteprima le loro opere che avrebbero cambiato il corso della musica, e direi che lui non è da meno per la sua caratura e la sua statura di assoluto punto di riferimento probabilmente ineguagliato e ineguagliabile.

Lo stesso Brad Mehldau, spiace dirlo perché ho assistito a Milano a un suo struggente solo sotto la pioggia secoli fa, non è certo a questi livelli. Personalmente di Jarrett prediligo ancora il "Paris concert", struggente ed esaltante, ma è questione di gusti. Tra l'altro uno dei brani di quell'album del genio di Allentown (erede ideale di Bill Evans ma non solo, le ambizioni travalicano quasi l'umana possibilità come è proprio dei geni assoluti) qui viene ripreso e dilatato e portato alle estreme conseguenze.

Che dire di un ennesimo imperdibile capolavoro, sperando che altre perle escano dagli archivi? Inclassificabile, fuori scala. Non dovete lasciarvelo scappare. (Lorenzo Morandotti)