MATTEO PAGGI "Giraffe"
(2025 )
Se dovessi dare una definizione in una parola riguardo al nuovo disco di Matteo Paggi, direi raffinato...
Se dovessi fare un paragone, lo accosterei al cubo di Rubik per le mille sfaccettature e sfumature, con suggestioni evocative che stimolano l'ascoltatore ad immedesimarsi e fare proprie le soluzioni.
Avendo recensito anche il suo precedente "Words" del 2024, non posso esimermi dal notare una evoluzione molto positiva.
Stiamo parlando di un artista che definire versatile è riduttivo: di stanza ad Amsterdam, vanta diverse collaborazioni internazionali e presenze nei più prestigiosi festivals. D'altra parte, essere protagonisti in luoghi come il Conservatorium Van Amsterdam od il Bimhuis, fare parte del quintetto "Fearless Five" di Enrico Rava ed essere leader di una nuova formazione all'esordio discografico, sono attività di notevole spessore, dove il talento si esprime ai massimi livelli.
"Giraffe" è il titolo del disco ed anche il nome del quintetto fondato dal nostro artista.
La compagine dei musicisti internazionali che collabora col nostro leader annovera strumentisti di estrazione jazzistica (piano, contrabbasso, fiati, batteria) ma la cifra stilistica annovera anche influenze pop e rock. Otto brani originali conducono l'ascoltatore percorrendo suggestioni, atmosfere e "mood" vari mediante suoni ed arrangiamenti curatissimi ed un linguaggio musicale molto "slegato" e connesso al linguaggio emozionale interiore, che è in grado di coinvolgere anche l'ascoltatore più distratto.
Tutti i brani sono interessanti, ma cito su tutti il sesto in scaletta, "Return", che richiama la situazione di amore interrotto, e l'ultimo, "Slow my Skiing", vivace e fantasmagorico.
Raramente ho ascoltato il suono di trombone così espressivo e modulato in frequenze inaspettate. Ottimo disco. Voto 8. (Roberto Celi)