ALAN BEDIN  "Musica spontanea - Omaggio a Demetrio Stratos"
   (2025 )

Era partito come un omaggio, ma ben presto si è trasformato in un disco di musica originale. Del resto, omaggiare Demetrio Stratos significa anche seguire le sue traiettorie trasformative, mai cristallizzanti.

Il suo stesso approccio sperimentale invita a propria volta a sperimentare; così Alan Bedin pubblica “Musica spontanea – Omaggio a Demetrio Stratos”, dimostrandosi un buon “allievo” di Stratos, cioè uno che non si limita a imparare la lezione a memoria, ma aggiunge un contributo personale.

L'album è uscito per Artis Records, ed è significativo: Artis Records è una divisione della Cramps Music, e distribuisce in Giappone tramite Ultra-Vybe. In Giappone sono molto attenti alla scena d'avanguardia italiana. Non a caso, la fama degli Opus Avantra è consolidata nel Sol Levante (è il caso di dirlo: “Big in Japan”!), e qui accanto a Bedin c'è Saverio Tasca che proviene da quella realtà, assieme a nientemeno che Paolo Tofani degli Area. Tasca suona vibrafono e percussioni, Tofani dirige l'elettronica e suona la sua Trikanta Veena, particolare cordofono a tre manici che ha costruito da sé.

In questo tipo di lavoro anche l'intervento dell'ingegnere del suono (chiamato da noi profani “fonico”) è parte integrante del processo di costruzione musicale. Qui a tale ruolo c'è Edoardo Piccolo. Alan Bedin quindi mette a frutto le capacità vocali imparate da Stratos, portandole in una direzione propria: non pronuncia parole comprensibili, ma onomatopee e si concentra soprattutto sul suono, sulla gestione del timbro.

Ci sono anche le diplofonie, come ne “La Pietra del Maestro”, e quei rapidissimi passaggi vocali da testa a petto in “Zeppelin”, riconoscibili al primo ascolto. Per “My Mind” intona dei vocalizzi su scala superlocria (mi sembra), che rende il brano particolarmente oscuro, mentre per dare forma a “Caronte” utilizza versi gutturali.

Tutto questo materiale vocale è talvolta elaborato elettronicamente, anche in maniera pesante come in “Pendulum”. È evidente l'intenzione sperimentale del progetto, così come l'ambizione di sempre a una musica totale. “Caronte” apre l'album, mentre “Le anime di Caronte” lo chiude, tornando alle onomatopee e a versi gutturali diversi dal brano iniziale.

Paroliberi e onomatopee, Alan Bedin entusiasmerà chi sente la mancanza di un erede di Demetrio Stratos... e ovviamente entusiasmerà anche i giapponesi! (Gilberto Ongaro)