SACROMUD "The sun experience"
(2025 )
Sui sogni è stata scomodata parecchia letteratura, essendo tanti gli adagi coniati a proposito. E se è vero che a chi crede nei sogni basta un gradino per raggiungere le stelle, immagino che la band umbra dei Sacromud si sia ispirata non poco a questo detto popolare.
Certo, loro vivono a Gubbio, ma per loro accollarsi oltre 8000 Km. per approdare nel Tennessee è stato come accorciare le distanze e non subirne la fatica, poiché l’obiettivo in tasca di incidere il nuovo, quarto album “The sun experience” negli studi della Sun Records (calcati dai vari Presley, B.B.King, Lee Lewis, Johnny Cash) gli ha fatti volare per direttissima.
Inoltre, non è che quelle sale di registrazione siano spalancate a chiunque e, giocoforza, se per la prima volta hanno dischiuso le porte ad una band nostrana, singifica che han capito che c’era stoffa e talento.
Quindi, avanti, prego! La recording si fa avanti con l’estroso R&B di “The Mule”, disegnato con fiati rimarchevoli e discreti nel loro fluire, che si affacciano su tutta la linea dell’album (ma, talvolta, con misurata discrezione) che troviamo in “Holy day”. Poi, i ragazzi sgasano più brio e sferzate di retro-keyboards nell’eclettica “Symmetry” e, cosi, l’immagine dello scrosciare del Mississippi è a portata di mente.
Insomma, un musical-movement che non s’impantana mai nel fanghi di soluzioni stagnanti ma sa evolversi, oltremodo, nei veraci e sanguigni blues di ”Sticky situations” e “Pray for me”, che sanno molto di “black”, e nel formidabile soul-funk di “The Hider& the Seeker”, ideato con assoli intriganti di varia natura.
Il diario di bordo prevede ancora la tappa di “(Extra)ordinary day”, dimostrando di non esser mai paghi di ostentare (lodevolmente) un talento cristallino, incastonato in un disco pazzesco, poderoso, dalla bellezza illegale, che presto potremo vivere anche con gli occhi in un docu-film realizzato per l’occasione: mmmhh, doppia goduria! (Max Casali)