NAWAWI SEPHARAD  "La reina"
   (2025 )

Ancora una volta si sfumano i confini fra jazz e folk. Questa volta, l'operazione di contaminazione viene compiuta da Nawawi Sepharad, nome del progetto della cantante Tiziana Nauaui, italiana di origini egizio-spagnole. Uscito per Filibusta Records, l'album “La Reina” recupera melodie di tradizione sefardita (ebrei spagnoli) e vengono rielaborate in chiave jazz.

La compresenza dei generi è evidente soprattutto grazie alla voce. I musicisti che accompagnano la cantante sono una pianista, un contrabbassista e un batterista (Manuela Pasqui, Gigi Lamberti, Marco Landriani) che suonano nelle coordinate di un jazz da camera, mentre la voce di Nauaui si inerpica in vocalizzi e si mantiene nello stile specifico della tradizione esplorata.

A volte prevale l'elemento jazz, come in “Hija mia”, a volte invece la forza espressiva della melodia costringe ad assecondare le istanze della musica sefardita, come ad esempio in “Cuando el rey Nimrod”. Qui, il canto arriva due volte a una cadenza che fa fermare i musicisti, in attesa di poter ripartire (come accade nell'opera). In compenso, quando Nauaui finisce di cantare, i tre suonatori proseguono in un pedale armonico ipnotico che sfuma. Un episodio particolarmente suggestivo.

I testi sono in spagnolo, tranne “La Regina” che è un brano vorticoso in italiano. Vorticoso perché prevede una sillabazione rapida e impegnativa per la cantante. Il testo si riferisce al pericolo di una regina che non dà la grazia, e la protagonista viene condannata a morte. C'è un riferimento a una partita di scacchi che richiama la copertina del disco.

La drammaticità dei brani originari è smorzata dagli accordi compositi del pianoforte, come in “Morena me llaman”, che per questo l'album ha una resa sobria ed elegante, tanto da essere concluso con un ritmo che ammicca alla bossa nova in “Por la tua puerta yo pasì”. “Le Reina” è un esempio di come si possa “jazzare” un repertorio etnico e medievale. (Gilberto Ongaro)