LUCA GUSELLA  "Portraits"
   (2025 )

Se mancava ancora un tassello per completare il quadro artistico di Luca Gusella, con questo "Portraits" la missione è stata egregiamente compiuta.

Il musicista milanese vanta infatti una carriera di lungo corso, con importanti collaborazioni nazionali. Nato come musicista classico e poi avvicinatosi al jazz, tuttavia non aveva ancora all'interno della sua discografia prodotto un album come leader.

Qui lo vediamo alla testa di un trio con Andrea Grossi al contrabbasso ed Alessandro Rossi alla batteria. Gusella è compositore e soprattutto vibrafonista (sapete della mia passione diretta per questo strumento), inoltre all'interno del disco sorprende con molto piacere l'utilizzo del malletKat (sorta di vibrafonosinth) con timbri che spaziano dall'organo alle tastiere.

La tecnica e l'impostazione del nostro artista mi ricorda quella di Mike Mainieri, noto vibrafonista/marimbista newyorkese che, con gli Steps Ahead, è stato fra i primi ad introdurre i suoni sintetizzati sul vibrafono.

La caratteristica peculiare nell'approccio musicale di Luca Gusella, oltre chiaramente ad una tecnica invidiabile, è quella di non esprimere picchi verticali di virtuosismo, ma piuttosto di espandere a livello orizzontale la portata espressiva dello strumento, curando e strutturando (appunto) dei ritratti in ogni brano, che risulta ogni volta mai scontato e prevedibile.

Le dieci tracce ne contemplano tre composte dal nostro leader, mentre le altre sono interpretazioni pescate dal repertorio di grandi autori del jazz, da Coltrane a Friedman, vibrafonisti e non, che hanno ispirato la sua formazione musicale.

E' jazz di alto livello con venature fusion suonato con mirabile affiatamento ed interplay. Cito a questo riguardo il settimo brano in scaletta, "Goodbye Pork Pie Hat" di Charles Mingus, il brano più rappresentativo, a mio parere, che racchiude tutte le caratteristiche sopra descritte, come anche il seguente "Giant Steps" di John Coltrane.

Notevole "Amanda", brano di chiusura composto da Gusella, dove spiccano quelle melodiche progressioni a note singole di vibrafono puro non arpeggiato né in accordi.

Disco strutturato e con un pizzico di sperimentazione che, tuttavia, risulta fruibilissimo all'ascolto. Voto 8. (Roberto Celi)