GOAD  "Dusketha"
   (2025 )

Quando si parla di prog rock, gli affezionati (attenti ad ogni nuova uscita) si dividono principalmente in due tronconi: chi segue da sempre i primi Genesis (concedendosi, al massimo, qualche ascolto dei primi Marillion), e chi invece si è dedicato alla fulgida pagina anni '70 del prog italiano.

I GOAD mettono platealmente d'accordo le due frange: chi ascolterà questo disco riconoscerà spesso e volentieri ambientazioni genesisiane, ma è fuori di dubbio come i dioscuri del prog tricolore siano qui non solo omaggiati ma addirittura proseguiti, come intensità ed ambientazioni.

Con ''Dusketha'' (uscito per My Kingdom Music), i GOAD proseguono il loro cammino nel progressive rock italiano, aggiungendo un tassello importante a una carriera che supera i cinquant’anni.

Questo doppio album, composto da 18 brani per oltre 110 minuti di musica, è un'opera ambiziosa e profondamente lirica, che fonde musica, poesia e narrazione in un universo sonoro sospeso tra sogno e realtà.

Maurilio Rossi, mente creativa del progetto, firma musica, testi, arrangiamenti, voce e pure copertina, circondandosi di collaboratori fidati come Gianni e Martino Rossi, Paolo Carniani, Claudio Nardini, Frank Diddi e Alex Bruno. La produzione di Max Cirone, basata su registrazioni analogiche e digitali, dona al disco un calore vintage che richiama l’ascolto su vinile.

L’album si ispira alla poesia anglo-americana, con testi tratti da John Keats, Edgar Allan Poe, H.P. Lovecraft, Edgar Lee Masters, Jorie Graham, e altri, oltre a versi originali di Rossi. Le composizioni si muovono in un territorio introspettivo, dove pianoforte, mellotron e organo creano paesaggi sonori sospesi, mentre le linee vocali stratificate evocano dialoghi interiori e memorie frammentate.

Tra i brani più significativi vanno segnalati “Yes It Was Love (Message From A Cathedral)” (episodio solenne e gotico, apre l’album con un’atmosfera sacrale), “Alone Man In Empty Room”, che esplora la solitudine con delicatezza, “Garden with Spectral Gleams” (fonde la poesia di Lovecraft con un paesaggio sonoro cinematografico) ma pure “The Woodkeeper, A Collar of Red”, una bonus track ispirata a Walter De La Mare, con toni swing rétro.

''Dusketha'' non è, ovviamente, un disco da ascoltare distrattamente. È un rituale sonoro, un’opera che invita alla riflessione, alla lettura tra le righe, alla riscoperta della musica come arte narrativa. I GOAD confermano la loro posizione tra i migliori custodi del prog italiano più colto e visionario, e ''Dusketha'' ne è una testimonianza vibrante. (Andrea Rossi)