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FALZONE/DALLA PORTA "Minimal duo"
(2025 )
Negli ultimi anni c'è la tendenza crescente a realizzare progetti sempre più minimali, che tolgono ogni volta più elementi in maniera sfidante: rock senza chitarra, funk senza basso, jazz senza... il jazz si può fare anche da soli, è vero; ma una tromba e un contrabbasso, da soli, basteranno? Senza batteria e pianoforte?
Ci provano e ci riescono due esperti jazzisti, il trombettista Giovanni Falzone e il contrabbassista Paolino Dalla Porta. Una cosa curiosa sul secondo: andando a cercare informazioni su di lui, a parte quelle ufficiali sulla pagina del Conservatorio di Brescia (dove insegna), su Wikipedia le ho trovate solo in tedesco!
I due prolifici musicisti danno vita qui a “Minimal Duo”, uscito per Abeat Records, e sono dei dialoghi dove la concentrazione va sull'interazione tra i due, sul suono unito degli strumenti, soprattutto in episodi come “White Light”, dove in certi momenti vanno all'unisono.
Ci sono brani scattanti come lo swingante “G Groove”, che fa percepire, immaginare la batteria inesistente, tanto è ben sincopato il ritmo. Falzone qui gioca anche con una sordina (quella che fa fare “uauà” alla tromba).
L'altro pezzo vivace è “Minimal Song”. In un momento solista, il contrabbassista improvvisa in maniera atonale, dopo aver accentuato diversi bicordi. Ad un certo punto inizia pure a canticchiare la melodia che sta suonando, segno dell'immersione totale in ciò che sta facendo.
Ci sono tre tracce collegate dal titolo: “Kairos 1”, “Kairos 2” e “Kairos 3”, sparse nella tracklist. La prima, che apre l'album, è un affresco impressionista, nel senso che le note sono dipinte lentamente come macchie, lasciate lì a decantare. La seconda invece è più agitata, tra sordine e fischiettii inaspettati. La terza è un velocissimo swing con walking... running bass e running trumpet!
Lo strano fischio torna in maniera sinistra in “Rubato”... forse è ottenuto dalla tromba, in qualche modo misterioso? Intanto, Dalla Porta imbraccia l'archetto e strofina le corde generando prima onde tumultuose, poi una sequenza meditata, dove il suono viene “corrotto” giocando con gli armonici. È l'episodio più curioso e intrigante dell'album.
Non da meno è l'introduzione di “Kappaottantasette”, con quelle note gravi ma dal timbro insolito del contrabbasso, più nasale, mentre Falzone procede in nervosi cluster, per poi montare la sordina, non quella buffa ma quella che ovatta il suono, per ottenere la “mute trumpet” in “Duplicity”.
Qui il duo viaggia su binari paralleli, non sembrano quasi mai dialogare fra loro, ognuno va per i fatti suoi in più momenti, salvo ritrovarsi nell'inciso principale. Come una coppia che litiga, ma continua a volersi bene.
Si chiama “Minimal Duo”, ma con una formazione minimale Falzone e Dalla Porta riescono a creare soluzioni molto diverse da brano a brano. Per i palati più fini, è un esperimento jazz molto interessante. (Gilberto Ongaro)