

			
GABRIELE COEN & MARIO RIVERA  "Notturno bus - Colonna sonora originale"
   (2007 )
		
			 In "Notturno bus" immagini e musica viaggiano sempre insieme, si compenetrano 
vicendevolmente senza errori e prevaricazioni. L'opera prima di Davide Marengo (già 
navigato regista di videoclip musicali tra i quali "Fiori d'arancio" e "L'ultimo bacio" di 
Carmen Consoli) schiera, accanto ad attori acclamati (Valerio Mastandrea, Giovanna 
Mezzogiorno e Roberto Citran), anche un gigante inquietante che, in realtà, si rivela 
essere un bonaccione amichevole: è Titti, interpretato da un convincente Mario Rivera. 
Ebbene, Rivera non è esattamente un attore, anzi, non lo è per nulla, dal momento che, 
assieme a Gabriele Coen, ha firmato la colonna sonora del film. E questo non è l'unico 
"mescolone" determinato dall'ottima pellicola. Ad esempio Sandro Silvestri è il 
produttore sia del film che del cd della colonna sonora. In altre parole, i talenti 
"monoformato" non sono stati, evidentemente, molto apprezzati in fase di realizzazione del 
film. Venendo a questo cd, occorre dire subito che Rivera e Coen (quest'ultimo aveva 
partecipato già alla colonna sonora di “Once we were strangers”, un film di Crialese mai 
uscito in Italia) hanno, decisamente, fatto un grande lavoro per questa soundtrack. Nel 
comporre le musiche, i due musicisti (raro, a 
proposito, che una coppia di compositori realizzi a 4 mani una colonna sonora) si sono 
ispirati alla contaminazione di generi che il film vuole rappresentare: il noir, la commedia 
sentimentale, il film d’autore. Quale "aggancio" migliore per ideare e realizzare una 
colonna sonora altrettanto contaminata e contaminante? Ogni idea musicale contenuta in 
questa soundtrack è composta sempre da un elemento acustico e da uno elettronico, 
ed il mix è sempre riuscito e vincente. Non solo, i temi musicali spaziano tra vari e spesso 
dicotomici linguaggi sonori, dal jazz anni Sessanta al funky anni Settanta (quest'ultimo usato
soprattutto nelle scene di inseguimento, a guisa di molti film di ambientazione noir e 
poliziesca), fino ad arrivare a sonorità più moderne legate al mondo della musica dub, nu 
jazz e dance. Tra le fonti di ispirazione a cui Coen e Rivera hanno attinto non sono 
mancati, per loro stessa ammissione, elementi legati alla musica balcanica, a sottolineare, 
secondo le situazioni, momenti ironici o particolarmente drammatici. Nel film dialogano 
così tra loro strumenti a fiato (sassofoni, clarinetti, tuba, tromboni) con campionamenti 
elettronici, congas, bongo e loop di batteria, archi e sintetizzatori, facendo quindi 
convivere atmosfere alla Miles Davis e suggestioni alla Massive Attack. Il risultato è 
accattivante, ed a portata di qualsiasi orecchio. Il limite congenito di parecchie colonne 
sonore (quello, cioè, di richiedere orecchie avvezze ad una certa qual "classicità" per 
essere comprese a fondo) vien qui distrutto, per un utilizzo dell'immagine musicale a tratti 
addirittura geniale. Da notare infine come il tormentone "La Paranza" di Daniele Silvestri, canzone premiata per questo film con un David di Donatello come miglior canzone originale, chiuda sì la pellicola ma non faccia parte del cd. Qualcuno ci può dire il perché? Non dovrebbe trattarsi di un problema di copyright, perché è presente, invece, sul disco il videoclip del brano "Mi persi" dello stesso Silvestri, videoclip nel quale tra l'altro la regia è dello stesso Davide Marengo. Se qualcuno sa risponderci, noi siamo qua. (Andrea Rossi)
In "Notturno bus" immagini e musica viaggiano sempre insieme, si compenetrano 
vicendevolmente senza errori e prevaricazioni. L'opera prima di Davide Marengo (già 
navigato regista di videoclip musicali tra i quali "Fiori d'arancio" e "L'ultimo bacio" di 
Carmen Consoli) schiera, accanto ad attori acclamati (Valerio Mastandrea, Giovanna 
Mezzogiorno e Roberto Citran), anche un gigante inquietante che, in realtà, si rivela 
essere un bonaccione amichevole: è Titti, interpretato da un convincente Mario Rivera. 
Ebbene, Rivera non è esattamente un attore, anzi, non lo è per nulla, dal momento che, 
assieme a Gabriele Coen, ha firmato la colonna sonora del film. E questo non è l'unico 
"mescolone" determinato dall'ottima pellicola. Ad esempio Sandro Silvestri è il 
produttore sia del film che del cd della colonna sonora. In altre parole, i talenti 
"monoformato" non sono stati, evidentemente, molto apprezzati in fase di realizzazione del 
film. Venendo a questo cd, occorre dire subito che Rivera e Coen (quest'ultimo aveva 
partecipato già alla colonna sonora di “Once we were strangers”, un film di Crialese mai 
uscito in Italia) hanno, decisamente, fatto un grande lavoro per questa soundtrack. Nel 
comporre le musiche, i due musicisti (raro, a 
proposito, che una coppia di compositori realizzi a 4 mani una colonna sonora) si sono 
ispirati alla contaminazione di generi che il film vuole rappresentare: il noir, la commedia 
sentimentale, il film d’autore. Quale "aggancio" migliore per ideare e realizzare una 
colonna sonora altrettanto contaminata e contaminante? Ogni idea musicale contenuta in 
questa soundtrack è composta sempre da un elemento acustico e da uno elettronico, 
ed il mix è sempre riuscito e vincente. Non solo, i temi musicali spaziano tra vari e spesso 
dicotomici linguaggi sonori, dal jazz anni Sessanta al funky anni Settanta (quest'ultimo usato
soprattutto nelle scene di inseguimento, a guisa di molti film di ambientazione noir e 
poliziesca), fino ad arrivare a sonorità più moderne legate al mondo della musica dub, nu 
jazz e dance. Tra le fonti di ispirazione a cui Coen e Rivera hanno attinto non sono 
mancati, per loro stessa ammissione, elementi legati alla musica balcanica, a sottolineare, 
secondo le situazioni, momenti ironici o particolarmente drammatici. Nel film dialogano 
così tra loro strumenti a fiato (sassofoni, clarinetti, tuba, tromboni) con campionamenti 
elettronici, congas, bongo e loop di batteria, archi e sintetizzatori, facendo quindi 
convivere atmosfere alla Miles Davis e suggestioni alla Massive Attack. Il risultato è 
accattivante, ed a portata di qualsiasi orecchio. Il limite congenito di parecchie colonne 
sonore (quello, cioè, di richiedere orecchie avvezze ad una certa qual "classicità" per 
essere comprese a fondo) vien qui distrutto, per un utilizzo dell'immagine musicale a tratti 
addirittura geniale. Da notare infine come il tormentone "La Paranza" di Daniele Silvestri, canzone premiata per questo film con un David di Donatello come miglior canzone originale, chiuda sì la pellicola ma non faccia parte del cd. Qualcuno ci può dire il perché? Non dovrebbe trattarsi di un problema di copyright, perché è presente, invece, sul disco il videoclip del brano "Mi persi" dello stesso Silvestri, videoclip nel quale tra l'altro la regia è dello stesso Davide Marengo. Se qualcuno sa risponderci, noi siamo qua. (Andrea Rossi)