MADSWORD  "The global village"
   (2000 )

"The Global Village" è il secondo album dei Madsword e, per quanto ne so io, anche l'ultimo... purtroppo. Dico purtroppo perché l'album in questione è bellissimo, sicuramente uno degli episodi prog-metal più belli mai rilasciati da una band tricolore. Rispetto all'esordio si registrano due cambi di formazione: alla voce subentra l'ottimo Andrea Bedin, mentre le tastiere sono suonate da un musicista di ruolo, Lorenzo Castellarin (così il factotum Gianni Guerra, autore di quasi tutti i pezzi, si occupa "solo" delle chitarre). La copertina del digipack, opera di Luis Royo, è molto bella, con una ragazza in primo piano e uno scenario futuristico sullo sfondo; l'interno del booklet contiene vari disegni in 3D, che ben si intonano con il resto (copertina, testi, ecc.). Per quanto riguarda la musica non possiamo fare a meno di notare come il gruppo sia cresciuto molto rispetto al pur buon esordio. Le composizioni sono fluide, più scorrevoli all'ascolto, per quanto non manchino cambi di tempo e tutti gli elementi tipici del prog metal. Si nota nel complesso un avvicinamento al suono dei Dream Theater, che comunque non sono l'unico punto di riferimento dei nostri. L'album si apre con "Connect", una breve introduzione al primo vero e proprio brano: "Time In The Ice", ovvero 8 minuti di prog metal ai massimi livelli. Le singole parti sono studiate alla perfezione dai 5 musicisti e le parti vocali di Andrea Bedin sono amalgamate molto bene con la musica. C'è una maggior cura per gli arrangiamenti rispetto al disco precedente, non c'è la voglia di strafare che a volte faceva capolino tra i solchi di "Evolution". La parte centrale è bellissima; lavora molto la sezione ritmica, la chitarra ricama delicati arpeggi e il cantato è molto curato sia come metriche che come impostazione (ottimo l'effetto creato dalla voce leggermente "effettata"). Il crescendo è irresistibile e si ha veramente l'impressione di trovarsi di fronte a una band di spessore. Quando parte l'assolo di chitarra, dilatato e ispirato sulla falsariga di gruppi new prog inglesi alla IQ (ma in un contesto molto più duro), beh... non possiamo che applaudire tanta bravura. "How Much Progress" segue le sonorità della precedente, anche se in un frangente, quando finisce la lunga parte arpeggiata e la canzone si fa più dura, vengono in mente gli Angra. Per il resto anche qui si trovano tutti gli ingredienti del suono dei Madsword: parti di atmosfera e chitarre pesanti, ritmiche intricate e note lunghe. La cosa che colpisce è che i pezzi sono comunque memorizzabili, segno che è stato eseguito un certo lavoro in tal senso. Suonare intricati e orecchiabili non è cosa da tutti. Molto bello anche il brano seguente, "Darkened Rooms", ricercato e d'atmosfera. Mi piace molto il lavoro del basso, sia come linee che come suono: si distinguono perfettamente le scale e allo stesso tempo il suono è "grosso" e "rotondo", in modo che quando tastiera e chitarra si defilano le basse frequenze non risultano scoperte. "Living Exadecimal" (grande titolo!!! Molto voivodiano!!!) è una strumentale che inizia con una sorta di plagio/citazione... infatti le prime note ricordano molto quelle di "Erotomania" dei Dream Theater, per il resto è un'assalto prog metal di oltre sette minuti che mette a dura prova le coronarie dei patiti della musica intricata. Il basso - lo sto citando a ripetizione, ma questo Simon Rosani è un autentico mostro dello strumento! - suona un po' "fuori", caricato forse da molto gain o da un po' di overdrive. Walter Pod (batteria) deve aver sudato non poco per imparare le partiture di questo pezzo. Gianni Guerra questa volta sferra accordi precisi e riff durissimi, le tastiere fanno da validissimo accompagnamento. Ma, ripeto, è la triade batteria-basso-chitarra ritmica che stupisce in questo brano. "Mind's Bug" ci riporta inizialmente ad atmosfere più pacate, poi diventa più dura e a tratti ipnotica nel cantato. In alcuni passaggi ci sento i Threshold dell'esordio. Passano i minuti e ancora oggi non riesco a capire come un disco come questo possa essere passato inosservato. Oltretutto è prodotto benissimo ai New Sin Studio di Loria (TV). In "Travelling Through A Wire" le ritmiche potentissime di basso e chitarra impediscono alla melodia creata dalle tastiere di uscir fuori a dovere. Il brano risente in maniera abbastanza marcata dell'influenza dei Drem Theater del secondo e terzo disco, ma ciò non è sicuramente un male, almeno finché il tutto non si riduce a imitazione pedestre; i Madsword ci mettono invece del loro, eccome... inoltre hanno un approccio molto grintoso e il piglio di chi sa usare bene gli strumenti in maniera pacata ma ha ancora voglia di spaccare! "Behind The Consciousness Of Memory" è un delicato preludio alla conclusiva "A New Beginning?", aperta da una parte di piano con qualche timida chitarra di sottofondo. Il brano ha molti cambi di atmosfera nei suoi 10 minuti e passa di durata, e funge in pratica da parata conclusiva all'album. Chitarra e tastiera si scambiano gli assoli, la sezione ritmica è veramente instancabile... il "ritornello" è orecchiabile e trascinante al punto giusto. Cosa altro aggiungere? "The Global Village" è un ottimo album e dispiace che in pochi se ne siano accorti. E' anche vero che non ha beneficiato di grande promozione, ma tant'è... Per quanto mi riguarda non esito a definirlo uno dei migliori album italiani mai usciti. Certo sono un po' derivativi, ma quanti, italiani e non, per anni hanno copiato Iron Maiden / Slayer / Death / Metallica e nessuno ha mai battuto più di tanto ciglio? I Madsword erano (o sono?!?) un ottimo gruppo prog metal che pescava dai Dream Theater come dai Fates Warning e dai Queensr˙che, riuscendo comunque a produrre musica "propria" di qualità e di indubbio valore. I musicisti coinvolti nel progetto inoltre non avevano (o hanno?!?) niente da invidiare a tanti colleghi più blasonati, sia da un punto di vista esecutivo che compositivo. Insomma, un album che vale la pena di riscoprire, una band che aveva (o ha?!?) tanto da dire. (Massimiliano Dionigi 'Shapelesszine')