LED ZEPPELIN  "Led Zeppelin IV"
   (1971 )

Fine 1971, gli Zeppelin sono reduci da un concerto che passerà alla storia: quello di Londra alla Wembley Pool, di fronte a diecimila ragazzi entusiasti. La coincidenza del loro ritorno sulle scene londinesi con l’uscita del loro nuovo album è voluta. I ventimila biglietti delle due successive date del complesso del dirigibile sono stati venduti nel giro di poche ore. Robert Plant e soci erano anche venuti a Milano nel luglio precedente, ed accadde letteralmente il finimondo. Il cantante era arrabbiato con tutti: col pubblico, con la polizia e soprattutto con gli organizzatori per la scelta della spalla non appropriata. "Sembra di essere in Vietnam, qui piovono bombe" le parole del leader della band. Milano in questo 1971 era una polveriera. Tutte le volte che un gruppo importante era venuto in tournèe nel capoluogo lombardo erano successi incidenti. A marzo per il concerto dei Ten Years After e ad aprile con i Santana furono lanciate delle bombe. Stessa musica per i Chicago a maggio: danni per milioni, feriti ed arresti. A giugno era toccato ai Grand Funk Railroad: un finimondo di devastazioni. Molotov contro la polizia fuori e dentro al velodromo. Non è un buon momento e anche le manifestazioni che dovrebbero essere aliene da violenze di tipo politico vengono coinvolte. E poi fu LED ZEPPELI IV. In questo album spicca per bellezza ed importanza STAIRWAY TO HEAVEN, forse il brano più noto del gruppo. Comincia quasi in sordina con un arrangiamento alla Jethro Tull, molto rinascimentale, con la voce di Plant in vena di gentilezze. Per poi acquistare velocità e ritmo mano a mano, con la batteria di Bonham impazzita nel finale. Altri brani noti del disco sono HEARTBREAKER e BLACK DOG. L’album in realtà era già pronto in primavera ma mancava il missaggio finale. Dopo la scelta sbagliata di farlo in uno studio di Los Angeles, i Led riportarono i nastri in Inghilterra ma nell’andare e venire non riuscirono più a trovare il nastro di FOUR STICKS che dovettero incidere di nuovo. Nel frattempo i concerti in Italia e la lunga tournee giapponese toglievano il tempo necessario per la messa a punto del disco che quindi vedrà la luce alla fine di novembre, per essere prontamente in testa alle classifiche italiane e non solo. Vincono la loro battaglia personale con la casa discografica Atlantic, che distribuisce i loro dischi: non vogliono sulla copertina nessun titolo, nessun nome e neppure il marchio della casa stessa. Nella copertina interna ci sono quattro segni che risalgono al medioevo, quando la magia nera inglese era molto potente, e disegni e figure avevano significati precisi. Ogni componente del complesso ha scelto il suo simbolo che è anche il suo nome. L’ultimatum all’Atlantic era stato dato in questi termini: o ci fate fare come vogliamo noi o ci teniamo i nastri. Naturalmente gli "atlantidi" non ci hanno pensato due volte. (Christian Calabrese)