RED HOUSE PAINTERS  "Old Ramon"
   (2001 )

"Old Ramon" rappresenta il canto del cigno dei Red House Painters, epitaffio paradossalmente apparso con tre anni di ritardo rispetto a quando le canzoni furono scritte, chiusura degna e intensa di una carriera dalle molte luci e moltissime ombre, almeno fino al raggiungimento postumo della meritata fama. Lontano dall'esistenzialismo degli esordi, mostra una band trasformata nel giocattolo personale di Mark Kozelek, genio poetico e padre-padrone del bello e del cattivo tempo. Abbandonato il mood suicida degli esordi, ma senza discostarsi dal passo slowcore della musica, Kozelek vira verso una visione meno tetra e più malinconica della vita, che rimane sempre una strana bestia da trattare con cura e senza troppo impegno. Tutto è effimero, transitorio, passeggero, e nella leggerezza di questa consapevolezza le canzoni assumono ora un'aria spensierata (l'apertura folk di "Wop-a-din-din" o l'insolita ballata mid-tempo con distorsioni in crescendo di "Byrd Joel"), ora un languida mestizia che si traduce in lunghi pezzi indolenti cantati con pigro abbandono (lo shuffle jazzato di "Cruiser" - uno dei vertici della loro produzione - o la cadenza catatonica in zona Codeine della conclusiva "Kavita"). In mezzo trovano spazio lo zoppicante rock distorto di "Between days" (con un ritmo sostenuto assai anomalo per il registro di Kozelek), il classico "Void" con nove minuti di chitarra distillata ed un ritornello ripetuto all'infinito, il country bizzarro di "Michigan", gli undici minuti di "River", sventrati dal consueto feedback mixato in secondo piano, e soprattutto la meravigliosa nenia di "Smokey": mentre Kozelek snocciola una delle sue usuali cantilene su un giro di chitarra acustica che detta la melodia, sorretto da una ritmica soffusa da lounge-bar, l'elettrica di Carney indugia per cinque minuti sulla modulazione di un contrappunto noise che pare cullare il canto in una morbida nebbia fatta di ricordi malinconicamente vividi. Disco splendido scarsamente considerato dagli stessi fan, forse perchè quando fu pubblicato i Red House Painters di fatto non esistevano già più. (Manuel Maverna)