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GIUSEPPE ETTORRE "Sextet"
(2014 )
Cosa succede quando il primo contrabbasso dell’Orchestra del Teatro alla Scala smette l’abito "classico"
e decide di percorrere i diversi sentieri che stimolano la sua creatività musicale? La risposta sta in un album
composto appositamente per un sestetto decisamente inconsueto: 3 contrabbassi, pianoforte, arpa, percussioni.
La scrittura di Giuseppe Ettorre si spinge all’estremo, tanto da raggiungere nell’esecuzione una gamma di toni così alti
da indurre l’ascoltatore a domandarsi se lo strumento che sta suonando sia davvero un contrabbasso.
Tecnica eccelsa, sì; ma con la capacità di trasmettere anche un grande pathos.
Il calore e l’energia positiva - addirittura la gioia dell’esecuzione - traspaiono con evidenza nelle sedici tracce:
si percepisce l’unità artistica ed emotiva di un gruppo di musicisti estremamente coeso
e più che collaudato dalla condivisa militanza “scaligera”. E l’ascoltatore non può che esserne coinvolto profondamente,
e avvertire che se la tecnica resta fondamentale per affrontare passaggi complessi, essa sarebbe fine a sé stessa
se non si sposasse con melodie intelligenti ma di immediata presa, anche per le orecchie di un pubblico di gusto più “pop”.