THOMAS ANDERS  "History"
   (2016 )

Senti, Thomas, fermati un attimo. Allora. Per chi non ti conoscesse, tu sei stato la voce dei Modern Talking, nel periodo storico di metà anni '80, e poi per la reunion di fine anni '90. Successo clamoroso, forse una delle cose più vendute mai uscite dalla Germania. Vero che tu eri poi solo l’interprete mentre quell’altro scriveva tutte le canzoni (tutte uguali, con testi stile scuola elementare) e a te toccava cantare – spesso in playback, nei concerti – e fare il bello, però sei famoso per quello. E quando sei andato di tua iniziativa, da solista, sono stati sempre e comunque scontri contro il muro. Tanto che hai capito pure te che non ne valeva la pena: anni fa hai inciso un album di cover jazzate talmente loffio che perfino io, tuo fan da 30 anni, ha deciso di spostare il tutto nella cartella “cestino”. E ora cosa fai? Un nuovo album, in cui reinterpreti le canzoni dei bei tempi, con nuovi arrangiamenti che nulla aggiungono e nulla tolgono agli originali. Anzi, non sembrano tanto le versioni nuove dei brani degli anni ’80, quanto le nuove versioni delle nuove versioni già uscite nel 1998. Tradotto: qualcosa di totalmente inutile, come i due inediti. “Lunatic” e “Take the chance”, che dimostrano come anche chi non è Dieter Bohlen può scrivere canzoni in stile Modern Talking, perché sono poi le stesse tre strofe messa una dietro l’altra. Quindi, cosa vuoi che ti dica? Se questo è il modo che hai per sbarcare il lunario fai pure, ma sei sicuro che in Russia, dove sei visto quasi come un eroe nazionale, vogliano sentirti fare playback su questi unz-unz e non preferiscano, pure loro, gli originali degli anni '80? Fammi sapere, eh? Ciao, il tuo fan numero uno in Italia. (Enrico Faggiano)