

			
JO CONTI  "Passaporto per l'inferno"
   (2016 )
		
			 Ci sono cantanti che, nel loro percorso artistico, concentrano l’impegno sullo studio mirato del canto, ma poi non gli viene data la possibilità o la libertà di sfruttare maggiormente le capacità maturate, perché incrociano autori e musicisti che, magari, gli propongono generi non appropriati alla caratura dell’artista. E’ probabile che sia successo questo al palermitano Jo Conti, poiché altrimenti è difficile spiegarsi come uno come lui, potendo sfruttare la propria vocalità, spaziando dal lirico al polifonico e infine al moderno, si possa accontentare di confezionare un disco di 14 pezzi in prevalenza di sentimental-pop... Poi, come recita il detto: “contento lui, contenti tutti”, ma non nascondo che la scelta ci lascia un po’ perplessi, poichè Conti è artista che non si accontenta mai dei progressi ottenuti e cerca sempre di sfidare i confini, provando ad andare oltre, approfondendo ancora oggi i suoi studi dell’ugola. Sia chiaro: questo “Passaporto per l’inferno” troverà di certo consensi tra i fans del genere, che avranno da crogiolarsi non poco, in quanto il disco è effettivamente carezzevole e carino. Ma è un lavoro che viaggia su itinerari assolutamente lineari, e chi attenderà un sussulto lo troverà soltanto nelle ultime due tracce: “Volevo solo amarti” e “Sorridi e canta”. La prima è un soft-rock che, almeno, conferisce un significativo stacco da tutte le altre, mentre nella seconda si annusa voglia di sperimentazione con un po’ di filtraggi d’elettronica. Guarda caso è uno dei soli due pezzi che firma anche lo stesso Conti (l’altro è la dolce “Canto per dirti ti amo”). Vuole essere un segnale di aria nuova che si respirerà nel prossimo album? Speriamo di sì. Ma occorrerà che tutto l’entourage che orbita e che crede in lui (in primis la talent-scout Rossana Barbarossa) si convinca che Jo ha i mezzi per cimentarsi in  prodotti più variegati e sorprendenti di questo “Passaporto per l’inferno” perché, per ambire al paradiso, occorre osare di più… (Max Casali)
Ci sono cantanti che, nel loro percorso artistico, concentrano l’impegno sullo studio mirato del canto, ma poi non gli viene data la possibilità o la libertà di sfruttare maggiormente le capacità maturate, perché incrociano autori e musicisti che, magari, gli propongono generi non appropriati alla caratura dell’artista. E’ probabile che sia successo questo al palermitano Jo Conti, poiché altrimenti è difficile spiegarsi come uno come lui, potendo sfruttare la propria vocalità, spaziando dal lirico al polifonico e infine al moderno, si possa accontentare di confezionare un disco di 14 pezzi in prevalenza di sentimental-pop... Poi, come recita il detto: “contento lui, contenti tutti”, ma non nascondo che la scelta ci lascia un po’ perplessi, poichè Conti è artista che non si accontenta mai dei progressi ottenuti e cerca sempre di sfidare i confini, provando ad andare oltre, approfondendo ancora oggi i suoi studi dell’ugola. Sia chiaro: questo “Passaporto per l’inferno” troverà di certo consensi tra i fans del genere, che avranno da crogiolarsi non poco, in quanto il disco è effettivamente carezzevole e carino. Ma è un lavoro che viaggia su itinerari assolutamente lineari, e chi attenderà un sussulto lo troverà soltanto nelle ultime due tracce: “Volevo solo amarti” e “Sorridi e canta”. La prima è un soft-rock che, almeno, conferisce un significativo stacco da tutte le altre, mentre nella seconda si annusa voglia di sperimentazione con un po’ di filtraggi d’elettronica. Guarda caso è uno dei soli due pezzi che firma anche lo stesso Conti (l’altro è la dolce “Canto per dirti ti amo”). Vuole essere un segnale di aria nuova che si respirerà nel prossimo album? Speriamo di sì. Ma occorrerà che tutto l’entourage che orbita e che crede in lui (in primis la talent-scout Rossana Barbarossa) si convinca che Jo ha i mezzi per cimentarsi in  prodotti più variegati e sorprendenti di questo “Passaporto per l’inferno” perché, per ambire al paradiso, occorre osare di più… (Max Casali)