GIULIANO CLERICO  "L'uomo tigre ha fallito"
   (2017 )

Quante verità sappiamo su eroi di cartone e starlettine costruiti a tavolino? Una è certa: sostanzialmente sono uguali all’uomo della strada, con pregi, difetti, ossa, sangue; viziosi ma parimenti mendicanti di attenzioni. Chissà a cosa si è ispirato Giuliano Clerico per titolare il suo quarto album “L’uomo tigre ha fallito”. Noi, un’idea ce la siamo fatta, ma ci piace giocare con la fantasia con chi legge perché, magari, Mister X si credeva il Re della giungla (sociale) ma poi ha perso trono e... Corona. Il lavoro di Clerico ruggisce con tagliente ironia: non con toni urlanti ma con accenti stralunati e spaesati, e mette in evidenza il ritaglio personalissimo del suo stile che rimescola un po’ le carte tradizionali del cantautorato, rock e psichedelica che merita un pluri-ascolto. “Cadenza”, in apertura dell’album, ci sta a fagiolo: clima oriental-malese con effetti sitar, quasi ad omaggiare la tigre Salgariana. Ma Sandokan è di tutt’altra pasta: un eroe che sfavilla bagliori “maschi” da generazioni e non perde notorietà, mica divetti e viveur da jet-set che vanno in depressione se non vengono paparazzati. Meglio assorbire l’energia giusta, con il rock paranoico ed esplicativo di “Le scimmie”, complice la visione di un film di Romero. Poi, da “Roulette russa” alla title-track, è una parata di 6 pezzi, conditi con fitta ironia e non-sense, con voce e ballate folk-pop che furono conio di Rino Gaetano. Però, Giuliano ci aggiunge il riso sardonico ed il ghigno sornione di chi sa che non vale la pena calcare troppo la mano per non apparire pedante. Il tutto commentato con flauto fiabesco, strizzate d’occhio al twist in “L’aria”, porzioni di tastierina vintage in “Soap-opera”, fischiettata spensierata in “Valzer degli zombi” e altre trovate tutte da scoprire. I titoli di coda scorrono con “Sotto undici stelline”, praticamente un saluto di poche parole sottomesse per poi tracimare nel lungo fiume finale strumentale di varie chitarre che rimpallano tra di loro. In un mondo che gioca sull’enfasi persuasiva, l’artista abruzzese con quest’album ha disegnato una godibile striscia fumettistica, che suona come un’allerta verso improbabili miti emersi dal nulla, con una pre-confezionata levata di scudi. Bravo Giuliano a ricordarcelo. (Max Casali)