

			
THE WAKING SLEEPER BAND  "Form & appearance"
   (2017 )
		
			 C’è una bella differenza tra chi suonava il prog negli anni ’70 e chi lo fa oggi. All’epoca, gruppi storici come King Crimson, Gentle Giant, Genesis, la nostra P.F.M., benché indiscussi precursori del genere, avevano però a disposizioni due elementi non di poco conto: la completa fiducia dei discografici e un’educata cultura musicale del pubblico. Oggigiorno, Maurizio Antognoli, che è a capo della Waking Sleep Band, ha voluto perseguire, con imponente impegno, un progetto audace e, al contempo, ambizioso: “Form and Appearance”, liberamente ispirato al libro “Il ritratto di Dorian Gray”. Ma in che modo ha omaggiato Oscar Wilde? Inserendo dieci aforismi musicali di mezzo minuto tra una traccia e l’altra, per non far dimenticare l’intento principale del progetto d’ispirazione letteraria. Idea buona che però, forse, fa perdere un po’ di continuità alla track-list. Musicista colto e preparato, Antognoli ha saputo dare a questo lavoro un sapore passionevolmente retrò, che troverà senz’altro il sostegno di molti intenditori e musicologi. L’album convince per la ricca miscela di generi, per l’evidente qualità esecutiva e per la varietà delle soluzioni proposte. C’è il delicato e passionale pop-rock della title-track e di “Young Gerald”, dal sapore eighties con chitarre discrete e mai sovrastanti, o la morbida ballata di “An ideal  husband”, con violino e percussioni al minimo sindacale ma di grande effetto. E il prog di cui si diceva? Più o meno disseminato un po’ ovunque come base contemplativa del progetto. “The nightingale and the rose” è una delle brillanti sorprese che Maurizio ci porge su un piatto d’argento: qui le tinte assumono tonalità jazz-funky che non t’aspetti. L’altra è senz’altro la bizzarra “The selfish giant”, condita da campanellini e arrangiamento molto particolare, sospeso tra clima epico e salsa fusion. Se quest’album fosse uscito negli anni ’80, troverebbe certamente posto in classifica “Lady Erlynne”, un pop-rock imbastito su pregevoli fraseggi piano-chitarre in contesto catchy. Il timing di “Form and Appearance” scorre a meraviglia verso il sontuoso epilogo di “Show me”, efficace rock-prog dal maestoso finale strumentale Genesisiano: due minuti  in crescendo di tastiere saltellanti al galoppo. Con “Form & Appearance” Antognoli ha dimostrato che è ancora possibile mettersi in luce con un grande lavoro prog-rock, in un panorama, ahimé, farcito di ignoranza e declino culturale. Progetti di questo tipo vanno incoraggiati incondizionatamente, perché la musica ha bisogno di tante, tante Waking Sleeper Band moltiplicate all’ennesima potenza. (Max Casali)
C’è una bella differenza tra chi suonava il prog negli anni ’70 e chi lo fa oggi. All’epoca, gruppi storici come King Crimson, Gentle Giant, Genesis, la nostra P.F.M., benché indiscussi precursori del genere, avevano però a disposizioni due elementi non di poco conto: la completa fiducia dei discografici e un’educata cultura musicale del pubblico. Oggigiorno, Maurizio Antognoli, che è a capo della Waking Sleep Band, ha voluto perseguire, con imponente impegno, un progetto audace e, al contempo, ambizioso: “Form and Appearance”, liberamente ispirato al libro “Il ritratto di Dorian Gray”. Ma in che modo ha omaggiato Oscar Wilde? Inserendo dieci aforismi musicali di mezzo minuto tra una traccia e l’altra, per non far dimenticare l’intento principale del progetto d’ispirazione letteraria. Idea buona che però, forse, fa perdere un po’ di continuità alla track-list. Musicista colto e preparato, Antognoli ha saputo dare a questo lavoro un sapore passionevolmente retrò, che troverà senz’altro il sostegno di molti intenditori e musicologi. L’album convince per la ricca miscela di generi, per l’evidente qualità esecutiva e per la varietà delle soluzioni proposte. C’è il delicato e passionale pop-rock della title-track e di “Young Gerald”, dal sapore eighties con chitarre discrete e mai sovrastanti, o la morbida ballata di “An ideal  husband”, con violino e percussioni al minimo sindacale ma di grande effetto. E il prog di cui si diceva? Più o meno disseminato un po’ ovunque come base contemplativa del progetto. “The nightingale and the rose” è una delle brillanti sorprese che Maurizio ci porge su un piatto d’argento: qui le tinte assumono tonalità jazz-funky che non t’aspetti. L’altra è senz’altro la bizzarra “The selfish giant”, condita da campanellini e arrangiamento molto particolare, sospeso tra clima epico e salsa fusion. Se quest’album fosse uscito negli anni ’80, troverebbe certamente posto in classifica “Lady Erlynne”, un pop-rock imbastito su pregevoli fraseggi piano-chitarre in contesto catchy. Il timing di “Form and Appearance” scorre a meraviglia verso il sontuoso epilogo di “Show me”, efficace rock-prog dal maestoso finale strumentale Genesisiano: due minuti  in crescendo di tastiere saltellanti al galoppo. Con “Form & Appearance” Antognoli ha dimostrato che è ancora possibile mettersi in luce con un grande lavoro prog-rock, in un panorama, ahimé, farcito di ignoranza e declino culturale. Progetti di questo tipo vanno incoraggiati incondizionatamente, perché la musica ha bisogno di tante, tante Waking Sleeper Band moltiplicate all’ennesima potenza. (Max Casali)