SCHWARZSCHILD  "Radius"
   (2017 )

L'album di debutto "Radius" introduce gli Schwarzschild nel pop elettronico tedesco con elementi gotici e immancabilmente industrial, data la provenienza dalla più famosa Zona Industriale per eccellenza: la Ruhr. L'ambientazione dei brani però è tutt'altro che industriale. Già il nome del progetto è un indizio: prende il cognome da Karl Schwarzschild, matematico, astronomo e astrofisico tedesco di fine Ottocento. E infatti l'album, tra battiti di dance serrata e moderati pieni di arpeggi e pattern elettronici, parla di fine dei tempi "Bis zum Ende der Zeit", di risorgere dalle ceneri "Auferstehen", e affronta tematiche spirituali tramite allegorie cosmiche. L'intro si chiama "Gravitationswelle", cioè onda gravitazionale, quella che curva lo spaziotempo teorizzata da Einstein nel 1916 e confermata, a quanto pare, in maniera sperimentale nel 2016, anno di fondazione di questo duo electro pop. Nel brano introduttivo veniamo accolti da una voce robotica. Invece in "Auferstehen" spicca l'intensa voce del cantante. L'arrangiamento è particolarmente efficace: il ritornello, la prima e la seconda volta che lo ascoltiamo, ha una certa forza che la terza volta viene triplicata dall'aumentare di elementi che valorizzano il pathos. In "Ruf der Nacht" il carattere gotico dell'elettronica si fa sentire ancora di più, con questi arpeggi di techno brass e la scelta pressoché costante di tonalità minori. "In meinem Blut", le caratteristiche dette in precedenza proseguono senza ulteriori modifiche, con l'aggiunta di cori di tastiera. Una voce femminile ci presenta "Der letzte Weg", brano lento, il più suggestivo dell'Lp. "Das Erwache (Ruf der Nacht part 2)" riporta i battiti a un ritmo più sostenuto, e parla di risveglio dalla Dunkelheit, dall'oscurità, e di liberazione: "Keine Macht zu wiederstehen", nessuna potenza sotto cui soccombere. Il ritornello ci concede proprio in questo momento solare un passaggio in tonalità maggiore, sebbene la strofa sia ancora minore. Il sound si fa più aggressivo in "Mein Feind", cioè "Il mio nemico", e in loop compare un suono che lega questa musica techno alla celebre colonna sonora di "Lola rennt". Verso la fine del brano accade una cosa rarissima in questi generi di musica: la canzone sale di tonalità, di un semitono! Un motivo emotivo in più per ballare con foga. I brani più spediti di quest'album sono adatti a far scatenare i club. "Heute" è un secondo lento, meno magico e più riflessivo del precedente: "und manchmal in Traum, bin ich nicht mir alleine" ("a volte in sogno non sono da solo"). Verso la fine delle percussioni forti come quelle di Hans Zimmer aumentano il senso di dramma esistenziale. Il brano successivo pare essere la risposta: "Wir sind nicht allein", non siamo soli, e riaccende una dance schietta e diretta. "Zuviel Leben" è un profondo brano pop in cui, nonostante il tempo lo permetterebbe, i battiti non vengono ribattuti come in un brano techno, e così si può apprezzare a pieno il basso elettronico che diventa il principale riferimento ritmico. Il videoclip, seppure semplice e realizzato a basso costo, presenta immagini che esplicano bene le intenzioni esistenzialiste degli Schwarzschild: uno sguardo ai macchinari di una fabbrica, passeggiate lungo binari che si incrociano, solitudine in mezzo al cemento, vita e morte... I brani terminano qui, ma l'ultima traccia è una seconda versione di "Bis zum Ende der Zeit", con percussioni elettroniche più industrial che nella prima. Un buon lavoro per gli amanti dell'elettronica d'autore, consigliato anche ai non tedeschi, poiché la profondità delle intenzioni si percepisce anche solo nella musica, senza tradurre ogni singola frase. (Gilberto Ongaro)