DAVIDE MOSCATO  "Mental maze"
   (2018 )

Davide Moscato è calabrese, classe 1977, vive e lavora in Italia ma la sua musica è tutta di ispirazione anglofona. Ha debuttato nel 2012 per la Seahorse Recordings con l’album “The golden dawn of the tramp”, in collaborazione con Paolo Messere, e il cui titolo è legato al suo ingresso nel mondo musicale (definito come “golden dawn”, alba dorata) e a una definizione che gli è sempre stata cara: “tramp”, vagabondo, girovago. Nel 2016 è uscito il suo secondo lavoro, “Mental Maze”, sempre con Messere e con la stessa etichetta discografica. “Mental Maze” significa labirinto o dedalo mentale: c’è un forte riferimento al personaggio mitologico, Dedalo, l’architetto che progettò il labirinto in cui fu rinchiuso il Minotauro, non sapendo però che la medesima sorte sarebbe toccata anche a lui e al figlio Icaro; la copertina stessa si ispira a tale vicenda, raffigurando il labirinto di Dedalo di Lucca. Il disco è un concept album composto da otto tracce, incentrate sul tema suggerito dal titolo stesso: il perdersi in un luogo senza trovare la via d’uscita, una prigionia spesso più mentale che fisica e che finisce per diventare uno stato d’essere permanente. Davide Moscato cerca di esprimere proprio questo: raccontare otto storie diverse ma dallo stesso esito, in cui i protagonisti ricadono inevitabilmente in un dedalo, appunto, costituito dai meandri della loro mente; come ulteriore collante, ritroviamo poi le parole “mental maze” in ognuna di esse. Il disco si apre con “Across the infinity”, che parla di un cavaliere alla ricerca della propria strada e della propria regina, canzone che ha vinto gli Akademia Music Awards in Florida nella sezione Alternative Rock, premio vinto anche dalla seconda traccia, “From The Ashes”, ispirata al libro di Kahlil Gibran “Il profeta”. “Love & Psyche” è invece un brano a due voci, in cui l’artista duetta con la sua compagna nel raccontare il mito di Amore e Psiche: i due potevano stare insieme solo a patto che lei non lo vedesse mai in volto, condizione che infrange venendo quindi abbandonata da Amore e cadendo nella più profonda disperazione (oh i lost myself – in a mental maze you broke the promise you made / you seen my face). Ci sono anche altri richiami letterari: “Turning Away” è infatti ispirata ad alcune poesie di William Blake e “So Lost” alla “Ballata del carcere di Reading” di Oscar Wilde. “Wings of fate”, il pezzo più ritmato, tratta invece una storia personale, una sua esperienza di vita legata all’abbandono da parte di un genitore. Il disco si chiude con “Signals”, in cui è contenuto un messaggio positivo di risalita dall’abisso, un incoraggiamento a uscire dalla prigionia mentale (wake up and stand up, fight back, wake up and get out get up from your slumber / send out signals of help). Davide Moscato affonda le sue radici musicali nel rock anni ‘70 e nel progressive, in particolare i Led Zeppelin e i Pink Floyd (a cui fa un omaggio anche in “So Lost”: my house was full of things / with the axe of Eugene), ma sentiamo anche degli echi dei Queen e Deep Purple nell’uso del falsetto; egli mostra inoltre una buona padronanza dell’inglese e molta tecnica vocale e strumentale (non da poco, contando che ha imparato a suonare piano e tastiere da autodidatta). Meno tangibili le influenze rock, anche nei brani vincitori del premio: le sonorità si rifanno più al pop e a un’atmosfera melodica, e anche i pezzi più movimentati risultano un po’ stemperati rispetto agli artisti da cui prende le mosse, anche il falsetto manca della potenza e incisività che probabilmente si proponeva. Il lavoro risulta comunque fluido e ragionato ed è interessante vedere come ha legato tra loro le varie tracce e l’idea che ne sta alla base. Insomma, un bel lavoro di testa e buone sonorità dal punto di vista tecnico, che però escono un po’ fuori dai parametri del genere in cui si collocano. (Bianca Bernazzi)