

			
MAY GRAY  "Ritorno al sereno"
   (2018 )
		
			 “Tempo! Comunque vadano le cose lui passa…” sottolineava Jovanotti qualche anno fa.  E, proprio sulla “spietatezza” del tempo che fugge, poggia la base progettuale del secondo full-lenght dei May Gray, combo nostrano dedito al rock muscolare.  “Ritorno al sereno” è un otto volante: tante sono le tracce dell’album che sanno omaggiare, con indubbia bravura, le fonti ispirative dei maestri del genere.  Tanto per cominciare alla... grunge, “Camilla” e “Testa in tasca” ci fan scuotere busto e capelli con inizi sornioni  ma col seguito di imminenti esplosioni di robuste chitarre in fuga per la vittoria di un sound aspro e granitico. “In un altro mondo” rafforza la linea dinamica e grintosa, con l’occhiolino strizzato a “This is a call” dei loro dichiarati idoli Foo Fighters. Giunge l’attimo per defaticare la velocità sostenuta fin qui: “Tracciare una vita (100)” suona come una ballad capace di iniettare ancora energia pura. E’ una gran delizia come i May Gray sputino “Tra di noi” un rock dalla vena più misurata, delegando  alle chitarre ruvide  spunti raffinati.  “Amnesia” non dimentica nulla per strada: va dritta al bersaglio senza indugi, con il drumming aerobico e solido che regge le scalate di note con tanta maestria, e la “Maniglia” del grunge apre di più la porta al pop, con innesti di voce riverberata e strofa che spilucca, furbetta,  nel vigneto  Battistiano  di “7 e 40”:  piccolo peccato veniale ma stima immutata per il Trio che ha scelto, coraggiosamente, di abbracciare l’italiano per un sound tosto e gagliardo. Giungiamo in “Via Pennisi” e si riscontra il desiderio di posare le armi, col solo ausilio di pianoforte e tromba, per lasciarci uno splendido ricordo di saper convivere con pertinente rabbia e radente cuore, pronto a ricordarci che il battito dei May Gray pulsa in piena salute e viaggia a doppia velocità, col fermo intento di recuperare (con qualsiasi stato d’animo) quella positività smarrita o frastagliata nel pessimismo imperante di oggi. Facciamo in modo che ci sia, davvero,  un “Ritorno al sereno” per tutti noi. (Max Casali)
“Tempo! Comunque vadano le cose lui passa…” sottolineava Jovanotti qualche anno fa.  E, proprio sulla “spietatezza” del tempo che fugge, poggia la base progettuale del secondo full-lenght dei May Gray, combo nostrano dedito al rock muscolare.  “Ritorno al sereno” è un otto volante: tante sono le tracce dell’album che sanno omaggiare, con indubbia bravura, le fonti ispirative dei maestri del genere.  Tanto per cominciare alla... grunge, “Camilla” e “Testa in tasca” ci fan scuotere busto e capelli con inizi sornioni  ma col seguito di imminenti esplosioni di robuste chitarre in fuga per la vittoria di un sound aspro e granitico. “In un altro mondo” rafforza la linea dinamica e grintosa, con l’occhiolino strizzato a “This is a call” dei loro dichiarati idoli Foo Fighters. Giunge l’attimo per defaticare la velocità sostenuta fin qui: “Tracciare una vita (100)” suona come una ballad capace di iniettare ancora energia pura. E’ una gran delizia come i May Gray sputino “Tra di noi” un rock dalla vena più misurata, delegando  alle chitarre ruvide  spunti raffinati.  “Amnesia” non dimentica nulla per strada: va dritta al bersaglio senza indugi, con il drumming aerobico e solido che regge le scalate di note con tanta maestria, e la “Maniglia” del grunge apre di più la porta al pop, con innesti di voce riverberata e strofa che spilucca, furbetta,  nel vigneto  Battistiano  di “7 e 40”:  piccolo peccato veniale ma stima immutata per il Trio che ha scelto, coraggiosamente, di abbracciare l’italiano per un sound tosto e gagliardo. Giungiamo in “Via Pennisi” e si riscontra il desiderio di posare le armi, col solo ausilio di pianoforte e tromba, per lasciarci uno splendido ricordo di saper convivere con pertinente rabbia e radente cuore, pronto a ricordarci che il battito dei May Gray pulsa in piena salute e viaggia a doppia velocità, col fermo intento di recuperare (con qualsiasi stato d’animo) quella positività smarrita o frastagliata nel pessimismo imperante di oggi. Facciamo in modo che ci sia, davvero,  un “Ritorno al sereno” per tutti noi. (Max Casali)