THE BLUE GIANTS  "Flamingo business"
   (2018 )

I giganti blu, o meglio The Blue Giants, arrivano da Vicenza fiammeggianti per far venire giù i pub più alcolici dello stivale. Giunti al primo Lp, dopo un primo Ep già convincente per gli amanti degli stilemi classici del rock, "Flamingo Business" ha tutte le carte in regola per scaldare le serate tra birra, hamburger ed eventuale pista da ballo a scacchi. Le dieci canzoni contenute nell'album gravitano attorno al rock'n'roll puro e semplice, con una strizzatina d'occhio all'alt rock ("The morning after"), e a volte al glam ottantiano ("Space caravan"). L'apertura del primo pezzo, "Legs", indica la direzione amichevole e familiare della band, iniziando con il sentire risate in studio e il clic del batterista per iniziare a suonare. Come a dire: nessun distanza e nessun trucco, noi suoniamo così, punto e basta. E tra l'altro questo è il brano più zeppeliano del lotto, con la voce che ruggisce indugiando sulla blue note. "Electric" ci ricorda che, oltre alle chitarre, anche il cantante è elettrico: "...and I'm electric, baby!". In più momenti spicca anche il basso, come in questo brano con la distorsione, ma di più nel break in walking di "Dead man can dance", pezzo particolarmente coinvolgente per il suo ritmo. Così come "She is fire", tipico brit rock grezzo e veloce come la celebre "Are you gonna be my girl?" dei Jet. La voce è raggiunta da un coro virile nel refrain di "Movin' like a man", altro pezzo scatenato. C'è anche spazio per un lento, andante, cioè "Changes", che ha un falso finale a metà, e un testo più introspettivo. Poi "Rebel" è un po' la rappresentazione dei fan dei Blue Giants; come nel video del singolo di due anni fa, "Peace Arrogance Rock'n'Roll", per vedere dal vivo la band preparatevi una scorta di dita medie rivolte a chiunque. E le ragazze, possibilmente truccate di blu e jeansate! "Sick again", in chiusura all'album, ha un bpm moderato, con altre parole serie: "Feeling like I have a war inside me". Un assolo di chitarra suggella la canzone in maniera intensa, e come fecero i Beatles alla fine di "Helter Skelter", anche i nostri si sono divertiti a ingannarci con un fade out che in realtà non fa terminare la canzone; qualche secondo dopo torna in fade in per terminare con il botto. Che dire, buon divertimento! (Gilberto Ongaro)