

			
LEONARDO ANGELUCCI  "Questo frastuono immenso"
   (2018 )
		
			 Parleremo  di un artista che non lo fermi neanche a legarlo, uno che di musica si nutre anche nel sonno in fase “rem”  e che, a suo dire, fa sette cose contemporaneamente. Lui è il poliedrico  Leonardo Angelucci (leader dei  Lateral Blast),  attivissimo, a vario titolo,  su più fronti  musicali (dj, tecnico del suono, promoter).  Insomma, vive di suoni e rumori vitali e necessari che racchiude, imprescindibilmente, nell’album d’esordio solista “Questo frastuono immenso”, spalleggiato nella produzione artistica da Manuele Fusaroli (già con Nada, Carboni, The Zen Circus). Comincia  in maniera distensiva con “Altopiano”, che si lascia benevolmente ascoltare senza impegno, con leggerezza, mentre “Jurassic Park”  propone uno slow ska-reggae che strappa un sorriso tra rumori di campane, fruste, mescite d’aperitivi e decolli aerei. Il singolo “Sedile posteriore” suscita solarità ed un pizzico di nostalgia, come si evince dal video, girato a ridosso del mare con una comitiva gaudente, trasportata  dal mitico  pulmino vintage della Volkswagen.  Da qui a poco è… ”Natale”, in clima oriental-ska e  vivaci violini che disegnano un efficace incipit in vortici d’ironia pregnante; e non sono “Coincidenze” se il cantautore ci sorprende con una ballatona pop, intonata completamente in coro.  Sempre col sorriso latente, Leonardo è un prestigiatore linguistico che dà l’impressione di offrire solamente testi spensierati ed invece, dietro il suo incrollabile ottimismo,  eppur delinea riflessioni sagaci e percettive sui vari segmenti di vita che conta, come gli episodi  placidi di  “Confine” per “Un’altra canzone”, oppure nella splendida closing-track “In un minuto”, tanto introspettiva quanto intensamente ponderativa.  Continuando il tragitto, “Sa terra” è un prelibato reggae(ton), che stuzzica  shakeraggi di testa e bacino, complice la notevole carica ritmica impressa da Bujumannu dei Train to Roots.  Invece, nella grintosa stesura folk-rock di “Nebbia e zanzare” la dialettica del Nostro  affonda la lama dell’amarezza per la terra natia che, spesso, non gode di limpidi panorami per l’invasione dei fattori esplicitati nel titolo.  Per quanto detto, chi s’avvicinerà a “Questo frastuono immenso” potrà avvalersi di un approccio propedeutico alla musica, poiché l’evolutivo ventaglio stilistico di Leonardo Angelucci non stagna mai in acquitrinose proposte ma offre la concreta certezza che,  nei suoi progetti prossimi, nulla sarà più come prima. (Max Casali)
Parleremo  di un artista che non lo fermi neanche a legarlo, uno che di musica si nutre anche nel sonno in fase “rem”  e che, a suo dire, fa sette cose contemporaneamente. Lui è il poliedrico  Leonardo Angelucci (leader dei  Lateral Blast),  attivissimo, a vario titolo,  su più fronti  musicali (dj, tecnico del suono, promoter).  Insomma, vive di suoni e rumori vitali e necessari che racchiude, imprescindibilmente, nell’album d’esordio solista “Questo frastuono immenso”, spalleggiato nella produzione artistica da Manuele Fusaroli (già con Nada, Carboni, The Zen Circus). Comincia  in maniera distensiva con “Altopiano”, che si lascia benevolmente ascoltare senza impegno, con leggerezza, mentre “Jurassic Park”  propone uno slow ska-reggae che strappa un sorriso tra rumori di campane, fruste, mescite d’aperitivi e decolli aerei. Il singolo “Sedile posteriore” suscita solarità ed un pizzico di nostalgia, come si evince dal video, girato a ridosso del mare con una comitiva gaudente, trasportata  dal mitico  pulmino vintage della Volkswagen.  Da qui a poco è… ”Natale”, in clima oriental-ska e  vivaci violini che disegnano un efficace incipit in vortici d’ironia pregnante; e non sono “Coincidenze” se il cantautore ci sorprende con una ballatona pop, intonata completamente in coro.  Sempre col sorriso latente, Leonardo è un prestigiatore linguistico che dà l’impressione di offrire solamente testi spensierati ed invece, dietro il suo incrollabile ottimismo,  eppur delinea riflessioni sagaci e percettive sui vari segmenti di vita che conta, come gli episodi  placidi di  “Confine” per “Un’altra canzone”, oppure nella splendida closing-track “In un minuto”, tanto introspettiva quanto intensamente ponderativa.  Continuando il tragitto, “Sa terra” è un prelibato reggae(ton), che stuzzica  shakeraggi di testa e bacino, complice la notevole carica ritmica impressa da Bujumannu dei Train to Roots.  Invece, nella grintosa stesura folk-rock di “Nebbia e zanzare” la dialettica del Nostro  affonda la lama dell’amarezza per la terra natia che, spesso, non gode di limpidi panorami per l’invasione dei fattori esplicitati nel titolo.  Per quanto detto, chi s’avvicinerà a “Questo frastuono immenso” potrà avvalersi di un approccio propedeutico alla musica, poiché l’evolutivo ventaglio stilistico di Leonardo Angelucci non stagna mai in acquitrinose proposte ma offre la concreta certezza che,  nei suoi progetti prossimi, nulla sarà più come prima. (Max Casali)