GOING TO CATALUNYA  "Going To Catalunya"
   (2019 )

Da leggere (e poi ascoltare) con una mano sul petto. Going To Catalunya è il nome di un progetto artistico multimediale, più che di una band. Appartiene a Rob Keyzer, qui in veste di pittore e chitarrista. La parte musicale integra un percorso fatto di quadri, foto e racconti. Il tutto si focalizza sul viaggio che l’olandese Rob compì in Catalogna, e sui segni impressi da quel periodo di vita. Buona parte del lavoro trae ispirazione da un suo amico scomparso, Marnix De Haas, e il profondo rapporto di amicizia emerge costante, in una musica spesso morbida e luminosa. Il viaggio del disco “Going to Catalunya”, uscito per la Echozone, parte con “Sing King”, una canzone all’apparenza lineare, ma suddivisa in quattro fasi. E’ una ballata tenera, con chitarra acustica, onde del mare, pianoforte. Ma gli archi di tastiera tendono ad un certo punto a cambiare l’atmosfera, e ad aumentare la drammaticità, seguiti da una parte riconciliante, con l’arrivo di una serena chitarra elettrica. Da notare che la voce (qui sempre, e altrove ogni tanto) è rinforzata da cori e doppie voci. Un incipit di chitarra acustica solenne introduce ”The Savior & the Cure”, dove i piatti in reverse anticipano l’arrivo della drum. Nonostante il clima sempre soffice e sobrio, le tessiture ritmiche elettroniche sono sperimentali, e si sperimenta anche con la viola, mentre il testo ripete preoccupato: “You are in no men’s land”. La passione per la fotografia, e per conservare i ricordi (“keeping memories”) entra nel singolo “Polaroids” dove, tra suoni di scatti, l’inciso è caratterizzato da un suono arioso emozionante. Non si vogliono lasciare i sogni: “Close your eyes when you're leaving a dream”. La cura dei suoni è maniacale ed efficace: il suono arioso, già bello di per sé, è doppiato dalla viola con esito che scioglie anche i cuori più duri. Anche nel video, c’è una situazione di divertito imbarazzo, per poi venire sciolto da un innocente bacio sulla guancia dato tra uomini, che poi scoppiano a ridere. Il video è molto pertinente, perché tutta la musica è intrisa di queste emozioni intense ma trattenute, ed espresse più con la musica che con le parole. Si continuano gli esperimenti, collegati alla profondità, con “Yellow Synergy”. Un pianoforte romantico e l’onnipresente chitarra acustica, incontrano qui un basso synth programmato in sedicesimi (simile alla mitragliata di Vangelis in “Blade Runner”, per capirci), e una voce femminile potente come quella nella colonna sonora de Il Gladiatore. Voli iperbolici inaspettati, dopo tanta delicatezza, finalmente i sentimenti sgorgano. E continuano nelle parole amare di “Stick & Stones”, mentre l’inizio della titletrack ci strappa un sorriso. La canzone “Going to Catalunya” contiene vaghe suggestioni da Syd Barrett solista. Il tema di “Brother”, suonato a tempo libero con la sola chitarra acustica, torna poi ritmicamente modificato in “Easy”, assieme ad un basso sferragliante e ad altri suoni ancora una volta ben levigati, per un pezzo quasi folk rock. Il rock si mantiene parzialmente elettrico in “The search”, dove rientrano i ricordi: “I’ve left the search behind, you’re always on my mind”. Anche qui, nonostante la facilità di ascolto, la struttura della canzone non è facilmente prevedibile, ed arrivano incisi all’unisono fra tastiera e chitarra elettrica molto intensi, accorati. Ma il basso sintetico che prima ci ha stupiti là in sottofondo, ora torna più invadente di prima, in “Never again”, poi raggiunto dagli strumenti acustici e dalla voce, ancora registrata più volte per diventare corale. Infine, questo viaggio ci porta finalmente alla meta spagnola, e così l’ultimo pezzo è in spagnolo: “Infinito Estraño”. C’è da dire che queste armonizzazioni vocali che piacciono a Keyzer, qui ricordano in più momenti quelle dei Duran Duran, anche se qui vengono anche effettate qua e là. Il brano vira in una coda crepuscolare, quasi post-rock, che gradualmente sfuma. Rob Keyzer, per questo toccante disco, si è avvalso del musicista Frank Weyzig, che riesce a rendere assieme a Rob l’affresco di un’emozione. Da ascoltare prestando attenzione ai battiti del cuore. (Gilberto Ongaro)